Volontà - anno XIX- n.8-9 - agosto-settembre 1966

-.ua natura (a\'endo per base il dena– ro) e d:gcnera aulomaticamcnt1.: in «routine», in ufficio, in me:,1icrc, Jl profc..,sionista è sempre, checchè si dica., 1111 burocrate. In generale, p.:r quan10 non ci si debba porre ::.ul ter– reno dell'assoluto, possiamo ben dire che sono pochi coloro, specie in un ambiC'ntc quale oggi si è! creato, i quali st'ntono cd obbediscono al pun– golo interiore del dovere, mentre scel– gono imcc.: la via più facile, con ri– <:cn·a di abbandonare pure questa quando si presenti un cammino anco– ra m.:no irto di difficoltà. Così stan– do le co\e, la preparnzionc tecnica del dilettante re::.ta forzatamcnt..: pre– giudicata e questi vic!ne certamente a trovar-;i in una posizione d'inkriorità rispetto ,1 quella del professionista, per il quale l'obbligo interiore è per lo piì.1 accoppiato all'obbligo di caratte– re esteriore, che lo mantiene sopra u– na via cli preparazione estranea al la– voro del dilettante. Ecco pcrchè! non sarebbe fuori di luogo dire: iI professionista è general– mente piì.1preparato ciel dilettante in un3 ck:terminata clisciplina, oppure nel Ct'mpi,nr.:nto d'un qualsiasi lavoro ar– tistico, poichè quest'ultimo fa per puro diletto, e spesso asistematica– m::-ntc, quel che il primo compie per un obbligo di carattere esteriore (gua– dagnar"i da vivere, enmlazionc nei riguar,li degli altr[ profcssionis1i). O– ra, il fare seni.a la pr~senza di questo r111ngo10,ossia per una disposizione p!-.icologica e quindi per un piacere mntcrialmcntc disinteressato, pone so– prn un t :rreno morale più elevato, ma la maggiore moralità non può certa– mente neutralizzare la maggiore abi– lità con-.eguila dalla 'ripetizione pro– fessionale, la quale procura una mag- 526 giorc prxisione al praticante. La Ji. berià, elemento sempre in1eriore, su– pera moralment~ cioè qualitativamen– te, il dovere imposto dall'cst~rno, che non è di natura morale, ma dà luogo matcri~ilmrntc ad una maggiore quan– tità di preparazione nel ramo scienti– fico ed artistico. La quantità si so– vrappone qui alla qualità, in s~nso eti– co e non già nèi riguardi del lavoro SpC'sso qualitativamente migliore del prof<',,ionisla, ed è questo il motivo per cui la maggiore moraliià del la– voro dil~ttantcsco viene posta in sot– tordine dalla maggiore abilità spiega– rn nel h:t\'Oro profc:,:,ionale. Sarebbe pertanto cosa vana cd er– rone~1 non tenere nella debita conside– r.tzion<.: il rendimento tecnico in qual• ~iasi materia, ma non bisogna dimen– ticare che la tecnica è sempre,, se si vuole, un lavoro di rifinitura che vie– ne applicato alla creazione ed all'in– ,·enzicn1". Non facciamo ora questione sr la routine professionale possa esse– re - ::: sia in parecchi casi - alleata al lavcro dell'amatore. E' qu~sta, si può dire, cosa non infrequente, ma ciò non toglie che l'abitudine sia un coefficiente di sterilità che influisce non di rado n2gativamente sulla vo– lon1à di non poche persone che avreb– bero messo maggiormente a profitto la loro capacilb. se fossero rimaste e– senti dal fastidio di doversi giomal– m~nte dedicare alla ripetizione di ciò che sanno. Qualcuno potrebbe obbiettare che noi non appre7.ziamo l'insegnamento come si deve. Turt'altro! Siamo per• fettamente consci dell'importanza d'in– segnare ad altri quel che essi non san– no, e sappiamo quale valore inclivi• duale e sociale abbia l'istruzione e

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