Volontà - anno XIX- n.8-9 - agosto-settembre 1966

stcnc, Diogene e Cratilo di Tebe creò i cinici; con Zenone, Crisippo e i loro succc:,sori apportò gli stoici: un in– sieme di uomini straordinari che criti– carono e negarono i valori fino allora acccllati e riconosciuti. Proseguendo nella loro meravigliosa ascesa, i cini– ci, d~lla negazione dei valori della cul– tura ellenica, arrivarono alla negazio– ne delle sue istituzioni: matrimonio, patria, proprietà, Stato. E' certo che dietro la botte e la lanterna di Dio– gene, v'era altra cosa che la semplice beffa e le parole di spirito. Diogene trafiggc,,a, con i suoi mordaci sarca– smi, i più forti e i più temuti fra c<r loro che gi~ si contendevano le spo– glie di Atene spirante. E Platone, scan– dalizzato della forma più che popolare delle sue predicazioni, lo aveva sopran– nominato« un Socrate in delirio», Tut. tavia, i cinici, facendo del lavoro ma– nuale l'uguale del lavoro intelle1tuale, denunciando i lavori inutili, dichiaran– dosi ci11adini del mondo, considerando i generali come e conduttori di asini •• mettendo in ridicolo le superstizioni popolari fino al demonio di Socrate, e riducendo lo scopo della vita all'escr– ci;,io e allo S\'iluppo della per:,,ona mor:ilc, potevano ben ritenersi, al pari del loro maestro, dei dottori dell'ani– ma, degli araldi di libertà e cli verità. Sotto l'a-.pctto soc!ale erano favorevo– li alla comunità, ed estendevano que– sto principio non solamente alle co5e, bcn"ì alle persone: concezione carn a non occhi filosofi dell'antichità. E' stato dmprovcrato ai cinici, e in particolare a Diogene, l'orgoglio del lorn isolamento, il fatto cli posare in guisf't cli modelli, e la loro esagerazio– ne per un genere di vita che era la nc~a,ione di qualsiasi società organiz– zata. Diogene ave,•a già risposto in pre- ccden1.a: « lo sono simile ai maestri dei cori, che forzano il tono per con– dun·i i propri alllevi ». 11primo insegnamento di Zenone - caposcuola degli stoici - mollo si av– "icinava a quello dei cinici. Nel suo Trattalo della Repubblica, egli riget– tava i costumi, le leggi, le scienze, le arti, pur domandando, come Platone, la comunità dei beni. L'essenza e il fondo ciel sistema stoico è questo: che il bene dell'uomo è la liberi~, e che la libertà non si conquista se non con Ja libertà. H saggio, secondo gli stoici, è sinonimo di uomo libero: egli non de– ve il proprio bene che a sè s1csso, e la sua felicità non dipende che da sè. A1 ripci.ro dei colpi della serie, insensi– bile a qualsiasi col:ia, padrone di sè, non avendo altro bisogno che di sè, trova in sè una serenità, una libertà e una felicità che non ha limiti. Non è pii1 un semplice uomo: egli è un dio e !)iù che un dio. poichè la felicità de– gli Dei è il priYilegio della loro na– tura, mentre b felici!~ del saggio è b conquista della propria libertà. Ze– none nega\·a logicamente !"onnipoten– za, la tutela e il controllo dello Sta– to; perchè l'uomo deve servire esclu– sivamente a sè stesso, cd è dall'ar– monia individuale che dovrà scaturi– re l'armonia collettiva. L'edonismo, il cinismo e lo s.toici:.mo opponevano al dirilto artificiale che fa dell'indi\'iduo uno strumento nelle mani dello Sta– to, il diritto naturale che dà all'indivi– duo il diritto di disporre di sè stesso a suo piacimento. Zenone si scn·i,·a di questa teoria. come già avevano fat– to i cinici. per comballcre il naziona– lismo esagerato elci Greci e per am– mettere un istinto di ~ocictà, un istin– to naturale che <;ping-el'uomo ad asso– ciarsi con altri uomini. Tnclubbiamen• 507

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