Volontà - anno XIX- n.7 - luglio 1966

tìc, stgn!fìca ignorare che una scienza non ha altri limiti all'infuori di quelli che essa stessa si traccia. Ma l'attiYità scientifica è vasta e in• vade ogni sorta di discipline. Bilchner prese parte agli sforzi della riforma e fu uno dei fondatori direttori dell'asso.. ciazione « Alemania » a Gicsscn. Nel 1848 si dedicò ai movimenti politici. Ed oltre ad esercitare la medicina nel– la sua cii tà natale, collaborava alla Nouvelle Gazettc Allemande. Pubblicò anche in Le Siècle numerose artièoli: Storia della Terra, Luce e Vila, L'idea di Dio e il suo significato, I posilivisti, La filosofia speculaliva, La Poesia della Forza, Idealismo e Realismo, Immorta– lità della Forza. Allorquando il tumul• to, provocato dalle sue concezioni, a– dagio adagio si calmò, continuò i suoi slUdi particolari come il Trattato sul– la Natura e le Scienze, che pubblicò a Lipsia nel i 862. Il 13 luglio 1866, in occasione dell'i• naugurazione del monumento a Dide• rot, venne in Francia, e fu egli stesso che fece l'elogio del grande filosofo. Si registrarono, purtroppo, alcune prote– ste di qualche studente ignaro, ma po– tè ugualmente tenere la sua conferen– za. Diderot, egli disse, non è soltanto una gloria della Francia, esso è rivcn• dicato da lutti gli amici della libera scienza e ciel libero pensiero, qualun• quc sia la lingua che essi parlano, qualunque sia il loro paese. Deplorò che alla sua epoca, non molto difforen• te da quella di Diderot, la supcrsti~o– ne tcnes::.e ancora avvinta la maggio– ranza degli esseri umani: la massa cic- ca e incosciente che sempre s'inchina davanti agli altari e agli Dei. Solamcn• te una minoranza, disse. che fortunata. mente ogni giorno aumenta, marcia sulle tracce di Didcrot, di Voltaire, di Holbach, d'Helvetius, di Bayle, di Feuerbach, di Strauss. di Darwin, di Haeckcl e di tant'altri difensori della scienza e del libero pensiero. E seguitò accennando alle chimeriche specula• zioni dei filosofi spirituali, alle fallaci promesse della religione, alle basse a– dulazioni dei desposti e dei clittatmi politici, concludendo che solo le ri• cerche scientifiche e filosofiche speri• mentali sono la speranza d'un genere umano pii, felice, piil nobile e più co1·· diale. Giacchè la felicità della società umana dev'essere l'unico e solo altare sul quale dovrà immolarsi la vera mo– rale. Pretendere, assurdamente pretende• re, che il materialismo scientifico tra– sformi tutte le nobili e grandi idee in vani sogni; pretendere che esso non abbia nè basi morali, nè avvenire, è una supposizione talmente arbitraria e gratuita che non merita nemmeno di essere confutata, anche quando non si voglia tenere conto che la scienza non ha alcun messaggio morale da propor• re. La scienza prova soltanto che la natura non esiste nè per la religione, nè per la morale, nè per gli uomini: che essa esiste semplicemente per sè stessa. Che cosa fare dunque, se non prenderla per quello che essa è? H. J,ENSCOVICI {C:l • Défcnsc tl! I !,o,nme ~ n. 211, maggio. l~S5. Trad. J. M.). 425

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