Volontà - anno XIX- n.6 - giugno 1966

DELLA UMANA SERVITU' M OLTE SONO le cause intese a limitare o a distruggere quello che rappresenta il bene pil.1 prezioso per l'uomo: la Jibertà. La più evidente delle quali è la sopraffazione del più forte e del più astuto, che si impadronisce delle terre, delle mandrie, dei raccolti, delle case, che costringe i vinti al lavoro for.i.:ato a suo benefizio, oppure impone tributi, obbliga a fornire soldati. E' questo l'aspello - con tinte più o meno calcate - delle nostre società attuali. Come si giunga a questo stato di cose è chiaramente messo in luce dal colonialismo: gli invaso– ri (che usano chiamarsi "civili") occupano il paese degli indigeni, li spogliano dei loro beni, li riducono in schiavitù, li costringono a pagare tasse, a prestare il seniizio militare, impongono le loro leggi e i loro costumi. Eventi tutti questi che si perdono nella notte dei tempi, per continuare a ripetersi nei giorni nostri. Di ciò molto è stato detto e scritto. Ma vi è un'altra forma di ser– vaggio che si sviluppa accanto a questo, -.:he non si usa. mai prendere in considerazione: cioè la famiglia, costituita da donne e figli tenuti in schiavitì.1 dal capo. Non fu certo difficile per la mente dell'uomo ren– dersi conto che vi era un altro sistema - anzichè quello che compor– tava rischi e fatiche di guerre ed aggressioni - per procurarsi «carne da lavoro». Così egli giunse alla conclusione che « il modo più facile per procurarsi dei lavoratori era quello di generarli. Per essere sicuri che lavorassero per il padre l'istituzione della famiglia doveva essere santificata da/l'autorità piena della religione e della morale. (B. Rus– sell - Matrimonio e morale - pag. 156). E, continua il Russell, «la storia della civiltà è soprattutto una testimonianza del graduale decadimento dell'autorità paterna» (op. cii. pag. 30). Un altro aspetto di schiavitl.1 tuttavia non bisogno. passare sotto silenzio: la schiavitù religiosa. La consapevolezza che l'uomo venne adagio adagio acquistando dei suoi limiti personali e della sua dipen– denza dalle leggi della natura, diede origine alla religione, perchè l'uo– mo immaginò degli esseri potenti che esercitavano il loro dominio sul– la sua esistenza, limitandone la possibilità, la libera espression_c, in– tralciandone l'opera.« Le sentiment religieux devient alors le sentiment de dépendance per rapport tì des volontés que l'homme primitif piace dans l'univers, et qu'il suppose elles memes pouvoir Btre affectées a– grét1blement ou désagreablement par sa volonté propre» ( M. Guvau - L'irreligion de l'avenir - Paris, .1887- pag. VI). Una volta che tali vo– lontà furono personificate divennero dei: «padroni» cioè, che possono punire i loro soggetti con malattie, cicloni, terremoti, carestie e simili; che possono anche premiar1i allontanando le epidemie, le tempeste de– vastatrici, salvandoli nei pericoli, favorendoli nelle loro imprese. Na- 324

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