Volontà - anno XIX- n.4 - aprile 1966

Noi dobbiamo rifrrirci alla prima guerra mondiale, ::dl'inizio di quella catena di catastrofi; lì dobbiamo vedere il principio del decadimento e del dissolvimen– to della questione sociale e del movimento operaio in tutte le espressioni ad esso connatur.'.\te. Per dimostrai-e che il movim';!nto operaio non esiste, baste– rebbe vedere le centrali politiche che pretendono di rappresentarlo; i loro pro– grammi, le loro istanze, la loro azione. lo dico che il riformismo più accomodante di 50 anni fa era molto più operaistico, molto più rivoluzionario del più sinistro dei partiti attuali. Noi possiamo tranquillamente affermare che il riformismo alla Turati. alla Trevcs, tanto giustamente cé:lunniato a quell'epoca, era una prospettiva di mutamenti radicali. La maggioranza più uno, che essi volevano raggiungere in parlamento, volevano ottenerla al fine di procedere ad un muta– mento radicate della società; allacciando~i aà una espansione del cooperativismo operaio e contadino o alk leghe di resistenza, allacci:mdosi alle maggioranze politiche, essi volevano ,irrivare ad un rinnovamento sociale fondamentale delle basi della convivenza sociale. Attualmente i partiti, anche i più spinti, non hanno più queste prospettive di rinnovamento sociale. Hanno prospettive di potere, prospettive di programmi ministeriali che non !ntricc~mo nè l'osscn1anza del privilegio, nè l'egemonia di gruppo e dei centri di potere che dominano e tengono asservita la maggioranza <legli uomini. Lasciano la società tale quale essa è; aggiornandola con provvedi– menti che permettono un maggior sviluppo delle sue forze dominanti, che eli– minano i residui del passato che sono d'inciampo ai nuovi gruppi dirigenti. Nor. prospettano più, non riecheggiano pH.tquelle che dovrebbero essere le aspirazioni di un movimento operaio. Guardiamo del resto a quello che è il sin– dacato e il sindacalismo ottuale, guardiamolo da vicino anche internazionalmen• te; possiamo dire senza timore di esagerare eh~ il sindacalismo non esiste più come espressione di for1.a operaia, di lotta di classe. Esiste una parvenza sinda– cale, dove i padroni o il governo permettono che esista; dove non lo permettono non esiste. Guardate le piccole, le medie e certe grnndi industrie: dove il padro– nato non vuole che esista sindacato, là del sindacato non c'è neanche l'ombra; non esiste nemmeno nell'effige e dove esiste è perchè il padronato e le forze governative, che dominano i compl::=ssinarastatali, monopolistici ecc., hanno con– venienza a farlo esistere: sicchè le riv~ndic:nioni che avanzano sono rivendica– zioni che il p::iclronato e il governo permettono che siano :wanzate. Abbiamo visto la tanto conclamata lotta dei metallurgici, nel 1963; tutti i professori ciel sindacalismo e di sociologia ci hanno ricamato su a non finire. Che cosa era in fondo? Un nuovo gruppo di industriali, un nuovo gruppo della grande industria met<dmeccanica - che differenziandosi dai \'Cechi gruppi in– dustriali e nell'intento di realizzare una nuova politica dirigente - ha trovato opportuno permettere un corpo di rivendicazioni operaie; ciò anche allo scopo politico di legare la massa operaia all'operazione in cor<,o, che doveva saldarsi con il centro-sinistra. Di lì è sorto tutto quel movimento di carattere teatrale che è stato un pò il peccato di gioventù del centro-sinistra; che oggi è rinsavito, oggi parla di austerità. Insomma, il sindacalismo esiste dove lo permette il pa- 204

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