Volontà - anno XIX- n.3 - marzo 1966

ralizz.azionc clelle istituzioni democratiche ha condotto i governanti a rivedere la concezione della Jibertà in base alla quale tali istituzioni erano originaria– mente stabilite. Una nuova interpretazione della libertà si sviluppa allora in op– posizione completa con quella tradizionalmente accettata. Ci si accorge che per l'immensa massa degli esseri umani la libertà concepita come una qualità ine– rente al.la loro natura è ben sterile prerogativa poichè essi non sono in condi– zione di goderne effettivamente. Cosa importa che l'uomo sia libero di pensare, se l'espressione della sua opinione lo espone all'ostracismo sociale; che sia li– bero di discutere le condizioni del proprio lavoro, se la situazione economica lo obbliga a piegarsi alla legge del datore di lavoro; che sia libero di organizzare i suoi svaghi, se la preoccupazione del pane quotidiano assorbe tutto il suo tempo; che sia libero di esplicare la propria personalità attraverso la cultura e Ja contemplazione di un universo offerto a tutti, se manca materialmente di un minimo vitale?•. E' esatto: alla sovrani1à popolare non po1eva corrispondere che un concetto astratto di libertà. Ma oggi c'è « l'attesa della liberazione•, una libertà che esige cioè la par1ecipazione al potere, e quindi l'esigenza di una de– mocrazia autentica, sociale, la democrazia ckll'uomo «situato». Nel 1700 si era incominciato con la libertà-autonomia, concepita come difesa di un privilegio, da una situazione esterna che lo poteva anche escludere, e quindi rigidamente configurato per limitare il potere esterno, lo stato, che in ogni modo era anche la fonte di quella libertà. E oggi si ~vverte la libertà-partecipazione diretta alla gestione del potere, nel cui interno !-i ritrova il significato più profondo della libertà. Lo staio non garen1isce oiù la nostra libertà, ma an.ti la rende un pri– vilegio per pochi e la nega per i più, e la libertà riacquista il suo significato esi– stenziale, una libertà di contenuti e non puramente legalitaria. Saremmo al volto autentico della democrazia, alla capacità di partecipazio– ne al potere che ha ogni individuo, come condizione primaria di ogni democra– zia. in una parola all'autogoverno. Abbiam-:>detto, anche prima, che la democra– zia s'identifica, nel suo processo storico, con la libertà individuale. In altri ter– mini abbiamo voluto dire che come la libertà al suo inizio è stata coni.::cpita quasi un bene da difendere e lct democrazia « un mero congegno tecnico, un in– sieme di meccanismi protettivi, una formula di governo che permette di conci– liare la libertà dell'uomo con l'esigenza di ordine politico.,, così oggi la libertà si rivela un effettivo esercizio del potere, partecipazione alla ~ua gestione, e la democrazia verificazione di questo cserdzio del potere, da parte dell'individuo. L'ultimo grande teorico della democra;,ia politica è il Tocqueville che, ancora nel 1875, riferendosi alla democrazia americana, scrive\_'a che « per i fautori della democrazia si tratta molto pili cli tro,·are il mezzo per fare scegliere al popolo i più capaci di governare che cli trovare il meno per far governare il popolo•. A circa un s::colo di distanza noi oggi rovesciamo la tesi ciel Tocqueville, dicendo che ciò che conta per noi è proprio Ql1cs10r::nclere effettivo l'esercizio del potere da 1>arte dei governati, è proprio l'eliminazione di coloro che governano. E per rendere dfcltivo il governo d:-1 popolo non serve l'astralla formula.tiene della sovranità popolare, non servono le tecniche delle maggioranze. Attenzione alle 187

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