Volontà - anno XIX- n.3 - marzo 1966

Cos'è il movimeòto anarchico italiano? Io non lo so, perchè non ci sono più dentro, ma da quel poco che ho visto, che vedo e che sento, evidentemente come organizza1.ione è finito. Ci sono delle riunioni regolari su base -llocale? Perch~ vederci una volta all'anno è abbastanza facile, su base nazionale; ma localmente si tengono delle riunioni? E ci sono risultati di queste riunioni? Non lo so, pare cli no. Insomma quali sono gli errori fondamentali che 'ricorrono ancora oggi nel movimento anarchico di tutto il mondo? Non solo dei compa– gni latini, o per lo meno prevalentemente di loro, ma non soltanto di loro? Evi– dentcrm•nte pt·rsiste un anticomunismo, direi proprio uterino, che ha avuto gli ultimi ~,·oppi proprio a proposito di Cuba, dove anche parte della nostra stampa :,i è ~c-hierata con i reazionari a parlarne male; non dico che si debba parlarne hene, ma bisogna almeno sapere più precisamente cosa dire. Le ca– lunnie e, direi, le stupidità venivano da compagni che stanno in Floridia. La nostra slampa è tutta una massa d'astrazioni, di parole, di slogan che sono anche belli e divertenti a leggersi, ma che veramente sfiorano la realtà. Veniamo adesso alle quattro o cinque domande; la prima dice: « Perchè, interna7.lonalmcnte considerato, l'anarchJsmo ha perduto tanta influenza nel movimento operalo?». Lo sa9piamo benissimo il perchè. Prima di tutto per– chè gli anarchici non sono quasi mai operai. In Italia sappir1mo che gli operai che erano nelle fabbriche sono stati buttali fuori dal fascismo; sono diventati p'iccoli commercianti, artigiani, impiegati, soprattutto degli indipendenti (quelli che hanno J otttlo). Sono dei rivendi Lori, sono autonomi; evidentemente per ven– ti anni si sono fatti una mentalit~ che è rimasta loro anche dopo la caduta del fasci.,mo Gli operai che noi abbiamo non sono operai normali; sono nttrezzisli che hanno una prc1>arazione maggiore degli altri, sono autodidatti; è sempre gente più prepar:ita e per questo si sente spesso staccata dalla massa degli altri. L'a– narchismo non ha influenza sul movimento operaio, perchè il movimento ope– raio, se ~ \'icino a qualcuno, è vicino al movimento sindacale. In generale agli operai non glie-ne frega niente di sentire parlare del paradiso futuro, dell'anar– chia futura, cli ascoltare la gente che non fa nulla per migliorare, oggi, le con– dizioni attuali. Vorrebbero tutt'e due le cose: stiamo un pò più bene oggi, e padare come staremo domani. Ma chi parla solo del futuro, diventa un prete: E' quindi gi11~toche non ci tengano in nessuna considerazione. Ricordiamoci che noi siamo stati un movimento in cui subito dopo la guer– ra, fra i compr<gni, per il compagno sindacnlista c'era un vero dispre7.zo. Fosse buono e one~to, giovane o vecchio, illuso o a doppi fini, questa era gente di– sprezzdta. Chi godeva di buona stampa nel movimento, di buona reputazione, se si occupava di problemi sindacali? Nessuno, o quasi. I compagni sindacalisti. insomm:i, erano tollerati e considerati dei compromessisti, dei riformisti (tutte cose brutti:), ciegli illusi. ma sì, lasciamoli fare, poveretti! Accanto a queste ci furono delle cose peggiori ancora, per esempio l'inven– zione dell'UST: che portò un nuovo colpo teorico, anche se cli nessun signific-ato pratico, ma comunque un colpo scissionista, al movimento operaio italiano. 179

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