Volontà - anno XIX- n.3 - marzo 1966

e 1877). la situa,ionc non era affatto cambiata. Per quan1O egli ci si rifcri. scc rrcqucntcmcn1c. Terra slcrlle Quel poco di h:1ra colti\abilccl.!I pac– M! (5 per ccn1O) da, do1>0 un duro e primi1i\o l:i.,oro, qualche legume, del grano1urco, ciel lino e del tabacco. OJ. tre :.Ile olhc, la popola,ionc tira anche un:1 pari.! della o;ua sus!,istcnza dalle castagne( che stanno del rc!,IO scom• parendo), dalle noci, dai fichi, dalle ci• licgic e dalle ghiande della quercia verde, divi'ìe con i maiali, i soli anima. li clome\tici dcli::: llurcles con le api e qualche caprn senza latte. In quc~tc condizioni produttive, il commercio, che è piulloslo uno scam• bio primitivo, sotlomcsso inoltre alla spccuh.11ionc degli abitanl i delle regio– ni limilrofc, non può :::s~cre che insi– gnificante: qualche frutto che arriva raramente frc\co a cles1im11ione, un pò di micie e di cera, dei capretti, del car– bone ,egc1:1I.::e delle ginc'ìtre, impiega. te per la fabbrica7ione di rustiche ra• maue. Nono-.1ante questi magri risultali, la loua contro la \tcrìlitù del suolo è quotidiana. • Il letame e a tal pun1O il prodotto dell'uomo che il viaggiatore nota la sua prcse01a n.:i luoghi abitati piutto– sto che nei campi. I \illaggi ne sono impestati, cd l! cffctlivamente e sola.– mente nei villaggi che si può ottenere la concentra,ione neccs!>aria di !eta• mc. Nelle <.,trcttc ,iu1.1e e nelle case, si stendono delle lettiere di felci, dc· gli strati di foglie di cisti e di altre piante ancora. E tutta questa maleria vcgct:ilc è calpestata dai passanti, pigia• ta dai dormenti, spinta allo fermenta• 174 zioni fecondatrici dalle urine e dalle fc. ci delle bestie e degli uomini e dai detriti chè abbondano solamente nei luoghi abitati. Periodicamente, uomi• ni, donne e fanciulli \'anno nella loro proprietà, o nella proprietà comunale, a cercare dcli! foglie mot1e, pronte per la decomposizione. li letame si prepara così poco a poco e le sue emana7ioni a11accano la salute della gente; ma se a\',·elena la loro \"ita, è cornunqu! lui che permet1c loro di ,·ivcrc. Solamente q•1ando il letame è ra110 può comincia– re la produzione• (Legendre, pag. 144) Sopravvivere JI \'OCabolo sopra,•,•iv~rc è meglio ap. propriato che quello di vivere, quando ~i pensa che l'alimenla7ionc quotidianu della popolazione delle Hurdes è costi– tuita da fagiuoli, cavoli, rape o pala• te conditi con un po' dolio di oliva o grasso di maiale e di becco. Nessuna fa. miglia, «ricca, o pov.:ra che <.,i:i,am• ma7..zaogni anno più di due porci, porci che non su1>erano mai gli O1tan1a chi• li. l capretti sono lutti vendu1i e le loro madri sono immangiabili. Perfino il pane è un prodo110 di lusM>e, cece• zione fatta per il pane di segale e tal• \'Olta di grano dei giorni di noa!, esso si presenta sulla lavola degli hurdani <.otto la forma di un ripugnante pa• sticcio fallo con delle ,•ccchie croste, spezzate e bagnate, portate nei villag• gi delle Hurdes dai m:mclicanti. L"'l primavera è un'opera tcn-ibile rer gli hurdani i quali, sebbene :,iano affamati tutto l'anno, chiamano il mc• se di maggio «mcs ciel llambrc• (mese della fame). Le castagne e le patntc so, no finite cd il digiuno involont;1rio cer mincia: sola risorsa alimcnt:irc, qual– che erba 5elvatica e, presto, le ciliegie

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