Volontà - anno XIX- n.2 - febbraio 1966

zione o; produttivistica» quantitativa e qualitativa che per il tecnicismo intrin• seco è per ciò stessa affidata (anche se Favaretto non lo dice) a tecnici e bu– rocrati. E' automatico, a questo proposito, qu:rnto abbiamo potuto rilevare diretta– mente in Jugoslavia e confermato da una inchiesta condotta da Mcister (nota citata dall'autore) per cui solamente una bassa percentuale di lavoratori (il 50% per Meister) è propensa per una ripartizione in base a criteri esclusiva– mente produttivistici. Del resto, quanto abbiamo finora detto si riferisce soltanto al problema re• munerativo del lavoratore che non costituisce certamente la quantità maggiore di potere decisionale all'interno d~ll'azicnda risiedendo questo piuttosto nella elaborazione dei piani economici e di investimento che vengono approntati i pri– mi, dall'organizz;1:;:,innc vC:::rti~~leall'interno dell'azienda - co!letiivo di lavoro, consiglio operaio, comitato di gestione - (anche se in qualche misura determi– nati e controllati da strumenti democratici), i secondi, emanati dal verlice go– vernativo pur se giustificati (nel sistema) da preoccupazioni di redistribuzione per il livellamento economico zonale. Queste, che abbiamo delineate come le « disfunzioni » del sistema a livello economico, vengono ritrovate, quasi nelle identiche manifestazioni, se non an– cor più accentuate a livello poli1ico e cioè nella Comune. Lo stesso Favaretto, d'altronde, parla di « trasmissione del potere in senso verticale». E anche se non vogliamo addentrarci in una dettagliata analisi del• l'organizzazione della Comune quale base politica del sistema, basti dire che H tipo di rappresentanza parlamentare non differisce sostanzialmente da quello di un qualunque paese democratico occidentale anche se gli elettori hanno il dirit• to (peraltro mai esercitato come scarsamente quelli del referendum e delle riu– nioni di elettori) di revocare in qualsiasi momento i loro rappresentanti. Del resto, per voler concludere l'argomento, sono sufficienti le stesse parole di Favaretto secondo il quale « all'Vlll congresso della Lega dei Comunisti Ju– goslavi del dicembre 1964, si è parlato chiaramente di ritardo nell'adottare la pianificazione al sistema di autogestione e si è dichiarato apertamente che l'op· primente attività fiscale dello stato e la continua interferenza delle burocrazie e di alcuni settori del partito, nell'esperienza dell'autogestione, devono cessare perchè il sistema acquisti quella fisionomia che è definita dalla nuova Costitu– zione». Un rilievo particolare - forse più ampio e circostanziato di guanto Favaretlo le dia - merita, per una corretta indagine dell'autonomia e del potere nel si– stema jugoslavo, la Lega dei Comunisti « che per la sua attività politico-ideologi– ca è indubbiamente l'informatrice del sistema». Si tratta infatti di una « organizzazione politica che ha avuto in passato, e continua ad avere a certi livelli, un contatto strettissimo con il potere, tanto da identifican 1 isi )>, Da essa è parlita, nel 1952, quella trasformazione della società jugoslava per 125

RkJQdWJsaXNoZXIy