Volontà - anno XIX- n.2 - febbraio 1966

tre c'è ben poco di cambiato al giorno d'oggi) è e sarà sempre esiziale tanto alla civitas quanto alla stessa religio. Noi stiamo qui con Dante e con Cino da Pistoia, senza tralasciare il Petrarca con la sua tremenda condanna del clericalismo avignonese, e ci sentiamo di combattere strenuamente contro la prostituzione del principio veramente religioso, prostituzione concretantesi in ricorsi e metodi opportunistici e bassamente utilitaristici. Ora, chi potrebbe negare che un parrito come il democratico cristiano non può avere in vista che il consolidarsi, sia pure con metodi apparentemente in ac– cordo con le esigenze della vita e della scienza contemporanea, d'un guelfismo non meno riprovevole che quello del Medio Evo? Infatti, il programma democristiano d'oggi non può presentarsi che a titolo di travestimento; che avere, come suol dirsi, la funzione di << specchietto per le allodole ». Il fine è sempre il medesimo: la teocrazia. Se questa non avrà più l'appoggio della spada di un autocrate, avrà in cambio quella, non meno nociva per i governati, della demagogia e della ret– torica: Atene (l'Atene della decadenza greca) anziché Sparta, ma la sostanza non cambia. Comunque s;a, l'essere democratici è cosa in sè e per sè senza rapporto possibile con la professione d'una fede religiosa esteriorizza– ta in un credo storico: in altri termini si potrebbe essere democratici e cristiani e non democratici-cristiani. Se si fa una sola cosa di questi, ci si pone contro lo stesso insegnamento evangelico. Che si stia con Giulio Cesare oppure con Bruto e Cassio, suoi uccisori in nome dell'i~ dea/e repubblicano, si è sempre sopra un terreno da cui qualsiasi tipo di religione deve tenersi lontano, a scanso di qualsiasi possibile con– taminazione. Prevediamo l'obbiezione a quanto abbiamo più sopra fatto notare, e cioè che in questo caso daremmo dei << calci ad una porta aperta», poichè nella persona del democristiano la coscienza politica è - al– "!eno così si dice - indirizzata al miglioramento della situazione con– tingente e delle istituzioni sociali. E si soggiunge che non c'è invasione dall'un campo nell'altro, mentre non si pensa che se un appartenente a qualsiasi partito politico, non escluso il comunista ed anche il mo– vimento anarchico, può essere anche cristiano (e perchè no, dato l'e– sempio di Tolstòj e di Berdjaev? ), non si vede quale potrebbe essere il contenuto politico del cristianesimo, affermato dai democratici cri– stiani, dato che questo, secondo il comandamento evangelico, non do– vrebbe occuparsi di cose riflettenti la politica. Per contro, nella demo– crazia cristiana l'intrusione demagogica sussiste, ed è qui appunto che si fa torto alla vera religione, da un lato, ed alla sana politica, da/l'al– tro, cioè non si può essere politici-cristiani, per il noto divieto evan– gelico, nè si è di fatto, in tal guisa, onestamente politici de·mocratici, 12:

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