Volontà - anno XIX- n.1 - gennaio 1966

minare i contadini meridionali che ave- o di (anatismo. A chi è abituato al di– v.ino fatto oe1:upazioni di terre, e Cavour scorso filosofico, una narrazione cultu– potè vantare in Parlamento di aver fatto. raie, che voglia riassumere la stessa sto– nel Sud una politica e altamente• conscr- ria della civiltà dell'uomo in poche pa– vatricc. Alla faccia della verità e della gine, come in un certo senso fa D. Cicciò, Magna Grecia! non può far piacere. Queste schematizza- In Italia nessun partito si assumereb- zioni infatti servono più ad impoverire be questo ingrato compito, ma l'autore la nostra esperienza che a portarla avan– lancia lo stesso l'idea, anche perchè lo ti. Mi spiego meglio. Dire che famismo è sostiene la tesi di Proudhoo: « li fatta una (i[osofia che e riduce all'cspcdenza compi11to, per grosso elle sia, è niente trofica ogni attività umana e in primis q11andosi compie contro la storia stessa». la logica» che signiricato può avere, E noi ricordiamo dello stesso Proudhon: quando poi non si provvede ad indagare « E' la guerra a Dio! e sia pure! fate la la situazione della fame nel mondo e il guerra a t11tli gli Assoluti, a tutti gli dèi significato che essa acquista, sia nella vivi e ordinatori, in nome della Giustizia natura, sia nella nostra particolare spe- e della Verità». cie? E ancora che senso può avere il di- A qu~sto punto lo incoraggia anche ]a re che tutta la storia del famismo è in dottrina di Marx e di Lenin. E questo un libro scritto da Gino Raya, « L'l fame, e altro fanno del libro di Dc Stefanc filosofia senza maiuscole", di cui pur- im'opera dotta e coraggiosa. troppo nulla so, ma che, come avverte LEONARDO EBOLJ Giulio Cogni - nell'introduzione alla DOMENICO CICCIO' Preistoria del fnmlsmo (Ciranna, Roma, 1963, L. 400) « Certo l'uomo è libero di morire, di lasciarsi morire, per esempio, di fame. Ma se decide di vivere sceglierà di man– giare, sceglieriJ cioè quella via che per lui è conquista di un equilibrio, di una armonia» (t). Queste parole mi sono ve– nute in mente leggendo il libretto e Prei– storia del famismo • di D. Cicciò, un li– bretto che ho letto non senza perplessità e che, infine, mi consente di riaffermare, qui, una mia vecchia convinzione, a cui penso di poter rimanere fedele La convinzione è questa: le s~iegazioni totali sono sempre frutto o di ingenuità (I) E. PACI: Dall'Eslstenzlallsrno al Relazlo– nbmo (D'Anna, Me~sina, 1957). 62 « Preistoria del famismo » - avrà intui– to « una grande verità, anzi due, senza forse dimostrarle adeguatamente»? Fatta giustizia della sommarietà, pio– nieristica quanto si vuole ma anche su– perficiale, di questa posizione del Cicciò, un motivo vorrei che non fosse sottova– lutato, a proposito di famismo o fagismo (come van-ebbe che si dicesse Cogni); e cioè che il problema non è tanto quello di affermare che la fame è « principio e fine dell'esperienza della storia e della realtà», ma quello di soddisfarla. E que– sto è, a mio avviso, il primo e più gros– so problema filosofico: impedire che un uomo possa morire di fame, che un bam– bino (e oggi si parla di un bambino, Sa• bino Cagnetta, di anni 10, che sta mo– rendo d'inedia nell'Ospedale di Sesto San Giovanni!) possa morire di fame. Per vivere è necessario mangiare: la vita è consumo di energia ed è quindi nccessa•

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