Volontà - anno XVIII - n.12 - dicembre 1965

Nauà in edicola Aproposito diEmile Zola ediun recente liquidator L A mannaia più inesorabile è il luogo comune, che, ripetuto da bocca a boe ca, volgarizzato da penna a penna, finisce col diventare opinione proverbiale, senten. za assioma cristallino e irrefutabile. Esso, ino!tre, ingenerando una sorta di monoli– tismo di sentire e giudicare cose e figu. re dell'arte, comporta, colla ripetizione delle formulette della filosofia del sesto senso, lo stacco tra lettore e autore, tra critico e opera. Infine l'opinione consacra. ta dai lumi passati e da recenti ripetitori in ci\ttedr~ dispensa dalla fatica del legge– re e del pensare. Avviene per questo che si possa l"ipetere dalle cattedre della scuo– la e tuonare sulle colonne dei giornali che certi autori sono eccelsi e certi altri infi. mi, ~enza peraltro, prendersi la briga di entrare in mcdias rcs e definire, secondo il linguaggio antico, la loro quidditate. Un di qnesti martiri del luogo comune, univer salme11te operallle, è lo scrittore francese Emìlc Zola {.hé una efficace e quanto mai opportuna ristampa del romanzo No.nà fa 1-battcre contro la facile penna del prof. Enzo Siciliano (l) che titola la sua nota per metà metodologica e definitoria e per metà riassuntiva, Gli arrivisti dell'BOO. Il termine è, oltretutto, sgradevole, ri– sentendo immediatamente dell'accatto fal to al lingual!gio dei politici, e che, a Ja. sdar correre, terrebbe il luogo di scritto– re opportunista, sfruttatore di motivi can– tanti, orecchiabili. O.-a, vero è il contra· rio. Percbè, lungi dall'essere l'ai·te del pre• sente, acclamata e osannata, il realismo teorizzato dal Taine, .imorosamcntc ricer- (I) Cfr. L'Es1m:·sso, N. 41, 10 ottobre 1965. cato e a!1plicato dall'autore del J'accuse, si attirò addosso l'odio e la persecuzione di quella società mrueodorante e bacata da cui prese ;wvio e si sviluppò la narra• tiva di Emile Zola. Quando non furono suffidenli i tribunali a spezzare nelle ma– ni dclk• scrittore la penna, si ricorse alla calwinia e alla diffamazione, alla levata di scudi nazionalista del 1892 e ai crucifige della critica confcssior.alc, all'odio sino al– la tomba e sulla tomba. Sulla siampa fero_ cc, martellante veniva ripetuto ocZola la hor:te•, urlo di vestali moraliste, che non si c,·inccva dal sapore pornografico dei ro• manzi (chè la pornografia si elide da sè), ma dalla compiuta ricerca che l'autore conduceva sul modo sodo.economico di Napoleone ii piccolo. Quale il modo di rappresentare. Zola narr<1 o descrive, pone il Lukacs? Il prof. Siciliano scioglie con risolutezza li dilem– ma del filosofo ungherese e con quattro parolette, impregnate di fervore lukacsia– no, decide che il romanzo realista fiorisce con F1elding e Balzac (per il solipsismo del Siciliano controllare le prime pagine del Romanzo storico di L.) e decade, si castra, si fa naturalista, fotografo dì realtà pi:n– ta e uniforme con Zola e proseliti. L'uo– mo viene descritto a tutto tondo, l'ambien. te procede speditamente per conto suo. Così teorizza il Lukacs (2), anzi il prof. Siciliano, che lo ripete. 11 ,·invio a No.,uì i:: la prova del nove. fntanto, capitulatim, perchè non è pro– blema che possa chiudersi in una nota, è (2) .LUKACS GYORGY, Il roinanio storico (Einaudi, 1964, pp. 227•343). 719

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