Volontà - anno XVIII - n.11 - novembre 1965

sapendo che non c:siMe alcuna giusti– ✓.ia posta nell'aldilà; ma per il fotto puramente umano e nat..tralc che il bl.!nc e il male sono problemi di que– sto mondo, e che è necessario essere n:1gionevoli pcrchè lo esige un certo buon senso acquisito in tanti secoli di dolorose esperienze, e non qualcosa di soprannaturale. Tale inquietudine incomincia ad e,sc– re propria anche di qualche rcligio,o a– bi1uato a meditare seriamente sul do– lore umano. I! «Gesuita proibito», ad esempio, p·.ir credendo all'esisten✓.a dcll'inrcrno, è convinto che tuttora sia «vuoto di anime•; e che Dio, infine, non ,;,i deciderà a riempirlo... Sono stali d'animo che hanno un certo in– teresse psicologico, circa una segreta o apertn inquietudine da parte di pen– satori credenti, o uddirittura in veste snccrclotale. 11 già citato Rodolfo Ot– to, pur credendo in Dio, afferma «che non esiste alcun rapporto tra Dio e l'uomo•. Questa affermazione, se ha un senso religioso, è stupefacente; e l't11eo può benissimo impugnarla a S'JO favore, nonostante la tinta religiosa. Poichè questo potr1,;bbe significare che, se Dio esiste, non ha più nessuna imJ'}Ortanza pl·r gli uomini, in quanto css;eri limitati e mortali. L'umanità, per il creatore, sarebbe null'allro che un follimcnto da parte sua e per questo l'avrebbe abbandonata al suo destino. L'immenso ~ilcn1:io del quale finora si (• circondato il padreterno, potn:hbe rappresentare una «prova• per code<.,ta -.ingoiare affermazione rilm,ofica ... Ma si è detto pure che «lddio ha bi– sogno degli uomini•; e allora come la ri<,olviamo q 0 ..tesla inquieta ed intricu– ta fìlosofìa? La chiesa per suo conto ha sempre prnnta la seguente ri~po- sta: ..credere ai nm,tri insegnamenti•. La scienza, da parte ~ua, non im1>0ne nè di credere ne di non credere, poi– chè questo non fa parte dei suoi pro– grammi. L'atto di fede, insiste la re– ligione, non si può mettere in formula matematica. Sta bene, però vi è una «piccola .. decis;ìva differenza: che due piu due fanno quattro in qualsiasi par– le del mondo, mentre che ogni religio– n<· ha la sua particolare «aritmetica•, i :'.!UOÌ pnrricol:-tri dogmi e le sue parti– colari imposizioni. Q.1esto vuol dire cht: le ,·eligioni non fanno altro che ri– fle1te la p:;icologia dei popoli e l'im– pronta dei luoghi dove hanno avuta la lorQ culla. L'analisi del primo comandumento è JH,icologicamente intcrcssanle: «lo rnno il Signore Dio tuo, non avrai al– tro Dio davanti cli mc ...». Questo non può essere un linguaggio divino: qui è l'uomo che comanda, e più prccio:;a– mente la sua volontà di potenza codi– ficata nei principi d'autorità, della quale si innamorò quando incominciò a capire che ad essere uomini di «go– verno» si soddbfa molto meglio le proprie ambizioni, molto di più che ad e!-sere dei semplici ciuadini Q dei ra~– ~cgnati proletari. Tu110 questo non è certo scien✓.a fat– tiva. La scienza, da parte sua, può be• nissimo essere più inquietante che consolatrice. Ma qui si lìniscc con lo entrare in un altro campo: cioè, come abbiamo accennalo, tutto viene a fon– dersi nel mondo della società «masche– rata•, ove ancora non csi3te un.i scien– za c:-ipace di rendere gli uomini meno tormcniati e meno aggressivi. MARIO DAL MOLIN 649

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