Volontà - anno XVIII - n.11 - novembre 1965

si lavori » ed hanno raramente certi– ficati di capacità e qualilìche specifi– che. In certi ambi.:.nti ~tranieri, « italia– no» è di\·enuto quasi sinonimo di ma– noval~ e ~gualtcro. A partç questi dati di fatto già insiti negli inùi\'idui, dei quali essi non han– no alcuna colpa, ma sono anzi lo sca– ricabarile di un sistema sbagliato, as– sistiamo a uno sciock a causa delle differenza tra i valori morali e intellet– tuali dei nostri emigrati e quelli degli indigc!ni: si tralla cli squilibri derivan– cconomici, culturali e religiosi differen– ti. 11p.-oblcma culturale di base, cioè Ja rtiffcrenza di civiltà, di tradizioni e cli valori morali, non Poi rà mai essere ri– soli o se non col rientro nell'ambiente natale; un uomo formato in un am• bi~nte determinato non sarà mai pie– namente f;!lice e integrato in altri luo– ghi, soprattutto un italiano per cui l'af· fettività è il tratto principale del ca– rattere. Ma si può almeno cercare di atlenuare questo squilibrio, imparan– do la lingua straniera, gli usi e Je abi– tudini del popolo ospite ed ottenendo una qualilìca professionale adatta a un sistema economico-indus1 rial e in cui questa qualifica è assolutamente necessaria. In queste tre direzioni dunque (lin– gua, cultura civica, professione), con poche varianli, vertono gli sforLi delle associazioni che si intcres~ano degli italiani a Ginevra. TENTATIVI DI RISOLUZIONE Vi sono a Ginevra diverse associazio– ni ed enti che si interessano degli ita– liani; cd una buona parte ha tenuto o tiene corsi di lingua, di preparazione professionale e civica; anche troppi en– ti perchè, come vedremo in seguito, si tratta spesso di una .inopportuna divi- sione di forLC, di uno stillicidio d'ener– gic e perfino di concorrenza, come ai ,,ecchi tempi del paternalismo ottoccn– lcsco verso gli op::'.rai e delle dame di carità. Il Consolato, pur 3\'endo poche ini– ziative gestite direttamente, aiuta fi. nanziariamente e cerca di coordinare le varie attivilà; a volle dei funzionari tengono diba11iti o riunioni d'informa– zione in villaggi di baracche o in cen– tri culturali. li « Centro di Cultura Popolare per Lavoratori Immigrati» tiene in due locali di Gincvrn e in uno di Chénc– Bourg vari corsi (ltnliano, Francese, Ari1mctica) e cura in particolare modo delle sen1te di cul\ura civica e sociale. l corsi hanno luogo regolarmente tutti i giorni della settimana, in ore serali, curati da un gruppo ben affiatato di a– nimatori; l'enlusiasmo non manca, ma l'insufficienza di fondi, il difficile am– biente di laYoro rendono veramente dui·e le attività svolte. Si tratta di 70 allievi in Lutto (ripar– titi nei vari corsi) dei quali 50 non han– no la licenza elementare; è vero d'altra parte che il c~ntro di cultui-a ha [atto, quest'anno, propag«nda solo nelle ba– racche ed ha dunque reclutato gli allie– vi Ira gli stagionali piì.1 incolti. TI suo scopo principale è infatti di cercar di s, 1 iluppare quegli elementi che, per la mancànza di basi, non Potrebbero fre– quentare i corsi .normali fatti in altri centri. Compito difficile e con poche soddisfazioni, ma necessario. Le sera– te culturali di questo Centro hanno a– vuto luogo fino ad ora tutti i venerdì in una sala-cinema con partecipazione varia, da 20 a 80 pe1·sone. Lo scopo è di promuovere tra gli emigrati uno spi– rito critico e cli informarli su questioni di interesse attuale. In genere, dunque, 639

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