Volontà - anno XVIII - n.11 - novembre 1965

Intervista sui problemi culturali degli emigrati italiani a Ginevra LA SITUAZIONE E I PROBLEMI P RIMA <li cntrnre nel vivo della ::i_ucstione soffcrmi:-irmcci un mo– mc!nto a considerare alcuni fauori che sono alla base di tutti i problemi degli immigrali e in pru·ticolar modo della loro situazione culturnlc e scolastico– professionale in territorio strnnicro. Dunque, chi parte dall'rtalia per vc– ni1·c a lavor.:1rc all'estero? A quali ca– tegorie sociali, culturali e prnfcssiona– li appartengono e quali motivi li spin– gono a venire in Svizzera? L'analisi statistica di tutto questo (:i porterebbe ben lontano e non è qui il caso di soffermarci troppo; limitiamoci a oswnrare, empiricamente, per quel che ci interessa ai fini di quesla inchie– sta, che la maggior parte dei nostri connazionaìi viene qui pcrehè trova dif– ficilmente lavoro in Italia o perr.hè è scontenta della situazione nel luogo dì nascita o pcrchè desidera una migliore retribuzione o, infine, perchè è per na– tura estenrnmente insoddisfatta dello status quo. A noi qui interessa far ri– levar::: sopratlutto che, in fondo, una gran parte ddl'cmigrnzione non era ben integrata nella vita economica ita– liana ed ha dovuto per questo espatria– re. Orn, a parte i casi di soggetti che per esempio si costruiscono una casa e che son qui solo per maggiori gua– dagni, o casi simili, una gran parte è venuta pcrchè la preparazione scolasti– ca e professionale non assicurava un lavoro sicuro e ben retribuito in Italia. F.' t,·istc riconoscerlo, ma la maggior parte degli italiani, qui a Ginevra, e lo 638 stesso crediamo sia per gli altri canto– ni, non ha frequentato le scuoi::: fmo a 14 o 16 anni e non ha una vera specia– lizzazione professionale. Inoltre un in– dividco moralmente stabile, con una professione sicura ben integrato nella vita sociale cd cconomic;:i, in genere non espatria. Dunque, già in partenza possiamo no– tare una grande differenza tra la ma– nodopern residente in Italia e quella venuta all'estero: chi conosce l'Italia e gli italiani resta meravigliato infatti dal gran numero di connazionali in– colti,' senza-mestiere, moralmente sper– duti ecc. che vediamo a Ginevra e in tutla la Svizzera. Teniamo dunque pre– sente che abbiamo qui in media, na– turalmmtt• non per colpa loro, gli indi– vidui meno evoluti delle regioni ineno evolute d'Iialia. Il quoziente intcllctualc spesso è sot– to la media, la scolarità sulla J: 1 , 4 3 , 5:1elementare nel 60-70% degli stagio– nali, grande il numero degli analfabe– ti; mancano qui dati precisi, per la difficoltà tra l'altro di reperirli, ma in ogni caso la percentuale è più alta che in Italia. Gli stagionali non cono– scono quasi mai il francese, anche do– po 4 o 5 anni di residenza qui e non hanno le basi grammaticali per fre– quentare un corso normale in una scuola di lingue, Per le capacità professionali, più o meno, stesso livello: stimiamo al 30 o 40% il numero dei senza mestiere e non è qui il caso di dilumrnrci: tutti sappiamo che gli italìani in Svizzera, e nel mondo intero, svolgono i « bas-

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