Volontà - anno XVIII - n.10 - ottobre 1965

:;oventc crroni.;i.; dirczicni della volontà t:mana, si accorgerebbe dello slrctto rapporto inl~rcedeute fra l'amore e ia paura. Quanlo meno riconosciamo la perlata universale dell'amore tanto più re:-;tringìamo i confini di quel che ge- 111..:ralrn::nteviene chiamato eroismo, e tanto più il suo èontrario, ossia la pau– rn, prende piede, allarga i suoi limiti. Qui è l 'espcrii;::nza storica che può .'.Hnmaestrarcì. Mettiamo di fronte l'u– no all'altro chi si sacrifica per la fami– glia o, :11largando il concello, per la patri.:i e chi si ~acrifica, invece per un'i– dea capace di fornire un'ìmpronta d'u– niversalità al fattore umano o, se si vuole, di accelerare lo sviluppo spiri– tuale dell'entità cosciente; l'Orlando del– le leggende eroiche e Giordano Bruno, che avrebbe potuto evitare il rogo me– diante una ritrattazione, ma si rifiutò di farlo per dedizione ad un'idea che avrebbe tratto l'umanità intera sopra un piano noetico molto più elevato del presente. Siamo umanamente in grado rii valutarne la differenza, la grande distanza, solo che non ci lasciamo tra– scinare dai pregiudizi che sono il tri. .;;te proc!otto delle involuzioni e delle corruzioni ambientali. Non si fa questione di coragg"io, ri– guardando questo sotto l'aspetto fisico. Può ben darsi che ci voglia lo stesso coraggio e lo stesso stato d'animo di fronte alla morte tanto nel caso d'Or• lancio quanto di chi spontam:amcnte si .--acrifìca per l'avvento di un'umanità migliore. Però affinchè la manifestazio• ne del coraggio possa chiamarsi mani– festazione d'eroismo è necessario che l'esibente ponga il coraggio stesso in istretlo rapporto con l'idealità per cui l'esibizione stessa avviene. Ora, una ta– le idealità. può essere benissimo la pa– tria per la quale si combatte e si sacri• fica la vita, ma se in luogo della patria si ha l'umanità tutta quanta il corag– gio è uguale, ma l'eroismo è allora im– mcn~amcnte più grande. Infatti, nessu– no potrebbe mettere in dubbio che a• mare un rislrctlo numero di persone o aniarne molte, oppure lutti gli esseri, non è affatto la medesima cosa. Così si spiega anche il contegno del Cristo verso la propria famiglia, che avrebbe voluto stornarlo d:.11 sacrificio per l'uma– nità sofferente, escluse le interpretazio– ni bibliche e cristologiche. In tema di paurn, non possiamo non richiama,·e l'attenzione sopra la nociva opera dei castelli teologici ed escatolo• gici che pongono di fronte all'uomo un Dio vendicativo, nel quale verrebbe ad essere moltiplicata all'infinito la legge c\el taglione: l'inadempienza d'un co– mandamento divino da parte di un'en– tilà personale finita avente per conse– guenza un castigo eterno, si considei-i questo come un supplizio di tipo car– nale senza termine oppure come un pe– renne allontanamento della luce divi– na senza pregiudizi del modo e della forma ~llla fantasia umana piaccia di scegliere. All'inferno dogmatico fa ri– sconlt"O il paracliso dogmatico, una ri• compensa eterna del pari razionalmen– te inammissibile. Nè si dica che queste sono frasi da « liberi pensatori», nè si tenli poi di fare un raffronto fra un'e– scatologia basata sopra un mondo go– vernato dal Dio Sabaoth e il Karma in– duistico in cui la ricompensa o la pu– nizione pc,· le azioni compiute in una vita precedente non vanno mai al di là d'una traielloria in relazione con l'en– tità delle azioni medesime. Infatti, il Karma è ancora nell'ambito della ra– zionalità, mentre l'inferno e il paradiso delle varie confessioni religiose sono per eccellenza irrazionali. 607

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