Volontà - anno XVIII - n.10 - ottobre 1965

Il mostro della paura E CCO un soggetto meritevole di c!sscrc Lrauato a fondo solto i molteplici :lspctti con cui a noi si pre– sent~. L'uomo è sempre assalito dal mostro della paura, particolarmente qLJando egli crede d'e!>sersi allontanato dalle s11~grìnfìc, mentre esso gli s,11- ta addosso quando meno se lo aspetta e ritiene che davanti a lui si aprn la porta della libertà e della gioia. Non è certamente paradossale il dire che lo sfo,-,w per essere liberi e gi9con– di o, anche senza arrivare a tanto, per procurarsi l'imperturbabilità, l'a– taraxìa degli Stoici, a cui i! pensato– re di tutte le epoche della storia guar– da con simpatia, è continuamente insi– diato da questo cattivo démone. Non ha S{:nso domandarsi il perchè di quanto sopra: siamo fuori delle ca– tegorie del nasi ro conoscere. L'esisten– za, kantianamente consicterata, deve qui cedere il passo all'esistenza come la intendono oggi i cosiddelli esisten- 1.iali, dato che dalla semplice apparen– '" (da non confonder~i con l'illusione) la virt da percorrere è troppo lunga per le nostre possibilità psicofisiologiche. Vogliamo patanto incominciare il nostro discorso con l'affermare che tut- 1 i gli uomini sono vili, e l'eroismo è u– na pura espressione rettorica? Come non intendiamo negare l'antitesi alb tesi in qu<".lsiasi circostanza, così non vogliamo mettere in dubbio che l'eroi– smo non esiste ed è una vana parola. Già il tanto avversato anarchismo ci premunisce contro tale esclusione. Del resto chi potrebbe contestare che, almeno verbalmente, siamo tutti ammi– nllod dell'eroismo e dispregiatori della 606 pm1ra? E l'anarchismo vale soprauut– to, a mia avviso, per infondere il co– raggio di passare pcrsonalmcnle dal sentimento alb realizzazione, dalle words di skakcspeariana memoria al– l'azione in pro dei valori morali il cui cc<:.:fticiente è b vera liberta e non l'om– bra di essa, nel che consiste appunto il genuino eroismo. Quest'ultimo pro– viene classicamente da Heros (semi– dio), ma anche senza ricorrere ad A. chille oppure ad Ercole, eroe si può u– manamente chiamare chi non si sente vincolato alle basse manifestazioni del– la generalità umana oppressa da rigori che portano impedimento alla sua pos– sibile nttività benefica. Chi fa avanzar~ la conoscenw è sema dubbio un eroe al pari di colui che fornisce degli esem– pi pratici di bontà e d'abnegazione. Sotto la specie ciel conoscere i filosofi ,;ono, o dovrebbero essere, degli eroi, mentre un tale appellattivo spetta, in una sede più appariscente, ai grandi ,;occo1Titori delle miserie umane. Tan– to gli uni che gli altri raggiungono tal– volta l'acme dell'eroismo col sacrificio della vita. Col dire « meno si ama e più si ha paura» sembra a bella prima un porre in relazione dei termini estranei l'uno all'altro, mentre invece non si fa che esprimere una delle più luminose veri– tà Se l'uomo come più volte abbiamo fatto notare, dedicasse una maggiore attenzione alle radici terminologiche ed a!l'a~ccsa del valore dei vocaboii sul piano dell'universalità, nonchè alla discesa da questo sul piano dell'uso or– dinario consono agli ambienti forma– tisi attraverso le passioni e le più che

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