Volontà - anno XVIII - n.10 - ottobre 1965

imponevano alla Chiesa. Era impensa– bile ad esempio, di educare. uno schia– vo, abituato ad una cQndizionc in cui b dignità non aveva significato, e che cl 'alt rnnde non vedeva nel Cristianesi– mo se non un lenimento alla propria servitù; era anche impensabile di e– ducare un nobile, i cui alleggiamenti mornli erano ormai storicamente de– lcrminati o comunque delineati, e nei cui confronti si poteva operare sQlo nel senso dell'ammonimento spirituale. Si trattava ormai di educare i gio– vani, di far crescere i nuovi uomini nell'amore di Dio e nel rispetto del Vangelo: e per questo erano necessa– rie vere scuole con veri insegnanti, e con vere discipline d'insegnamento. S'inserisce a questo punto, necessa– riamente, il sostrato culturale proprio della società pagana, in cui i Cristiani vivevano e da cui essi stessi proveni– vano e sarà poi un continuo ribellarsi degli spiriti pili intransigenti contro questa che veniva considerata un'in– troduzione. In realtà, la nuova compo– sizione sociale della Chiesa rQmana comportava un assorbimento dei ca– ratteri occidentali, che venivano a frammischiarsi e talora a sovrapporsi agli clementi orientali, più mistici e perciò meno accessibili allo spirito prammatico dei Ialini. In pratica, il conflitto tra cultura pagana e cristia– nesimo si risolverà quando all'interno della Chiesa l'a,·istocrazia sarà riusci– ta ad ottenere la direzione, per così dire, ideologica: allora veramente es– sa condizionerà le scelte della Chiesa 1·omana, e sarà allora che il conflitto sarà risollo su basi praticistiche: la cultt1ra pagana, si dice, serve a com– battere il paganesimo, e dunque non va rifiutata, ma va studiata attenta. mente per rivQlgerla contro i suoi stes- 590 si sostenitori. E quindi i Cristiani non avranno dif– ficoltà ad utilizzare le scuole dell'Im– pero sic et simpliciter, molto a lungo, finchè una solida esperienza pedagogi– ca non permetterà di istituire scuole propriamente cristiane, che comunque non perderanno alcuni caratteri dalle vecchie scuole, proprio perchè su di es– se si eranQ innestate. La pedagogia cristiana, come è nolo, non fu oggetto di studi particolari per un lungo periodo: e ci sembra, dai po– chi dati che abbiamo che tali studi eb– bero inizio con l'entrata dell'aristocra– zia nella Chiesa, come gruppo sociale definito. Questo significa che la neces– sità di una pedagogia fu avvertita quando l'csorta1Jone, cioè l'educazione pratica, morale, si rivelò insufficiente di fronte al patrimonio culturale por– tato dalla nuova classe. Allora si co– minciarono ad insegnare ai giovani non più solo i precetti di vita cristia– na, comunitaria, ma anche quelle di– scipline che appartenevano alla tradi– zione classica (grammatica, retorica, musica, etc.). Nello slesso tempo, quel– le virtù che in primo momento erano state modi di vita e di lotta (l'amore, la pazienza, l'umiltà, etc.) vengono ora definitivamente trasportate su un pia– no spirituale, trasfQrmate in strumenti di dominio sulle masse da parte degli «inviati» di Dio, re, papi, tiranni. In questo modo il Cristianesimo, malgra– do le pressioni egualitarie delle mas– se popolari, si trasformò in quel ba– lu3rdo di potere che conosciamo;e in questo modo l'educazione cristiana, da preparazione alla lotta e, in certo qual modo, alla libertà, divenne un'accade– mica e autoritaria preparazione all'ob– bedienza, REN2'.0 ZUCCHERINI

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