Volontà - anno XVIII - n.10 - ottobre 1965

essi» (pag. 164). Ma chi può contare le colpe di intelletto e di coscienza di cui si sono macchiati e si macchiano i caltcdralici? Del resto quale religione potevano mai diffondere coloro che il L"1s Casas (appar1cnente agli stessi «tempi») non esita a chi<•mare estos demonios encar– nados? Superstizione sì ce n'era molta tra questi demoni incarnati. Infatti, quando durante il ritorno in lspagna dal primo viaggio, le caravelle furono in– vestite da uno spaventoso uragano, vediamo l'ammiraglio ed i suoi uomini af– fannarsi a promettere voti a Dio e alb Vergine pcrchè concedano loro la sal– vezza. Ma quali «voti»? Portare un cero di cinque libbre a Santa Maria di Gua– dalupa. E siccome la tt:mpesta continua ad infuriare, si, tira a sorte chi andrà in pellegrinaggio a Santa Maria di Loreto per ringraziamento. Tuttavia neppur questo basta a placare gli clementi: allora l'ammiraglio promette che tutti, lui compreso, si S:J.rebbero rernti in camicia alb prima chiesa che incontrassero dedicata nlla Madonna. Altre burrasche, altri «voti» di questo genere. La reli– gione consisteva per loro in llfl insieme dì pratiche magiche, alle a difendere e a proteggere dai pericoli: ma ogni principio morale e spirituale era estraneo al– la loro coscienza. E il De Lollis non tac-e neppure l'accusa secondo la quale« Co– lombo avrebbe spesso impedito ai chierici di bauezz:ire gli indiani perchè, una volta battezzati, egli non poteva più mandm·li sul mercato (pag. 256). Infatti, nella prima lettera, quando egli propone la tratta degli schiavi, pQne come sola riserva che siano degli idolatri. Si può dedurre, perciò, che talvolta il singolare missionario si dimenticasse della su~ «missione» ... Lo so che a qt:esto punto si fanno avanti, sc~ndaliziati, gli storici di pro– fessione, i quali affermano che bisogna guardare uomini ed eventi cQn distacco, e spiegare il comportamento degli indivirlui studiando la loro particolare psi– cologia, l'ambiente che li ha formati, l'epoca sto,·ìca nella quale vissero. Certa– mente, se Hitler avesse vinto la guerra, dopo la sua morte, numerosi storici di professione si sarebbero <!doperati per giustilìca,·e i suoi crimini, spiegando la sua condotta con le sue tendenze, con le <;ue vicende personali, col tempo suo ecc. Però se alcuno di questi studiosi, così comprensivi e ben disposti, fosse andato a finire in un campo di concentramento, credo avrebbe sentito subito crollare la teoria del «distacco» ... Poche storie sono state travisate, per uso corrente, tanto quanto quella di Cristoforo Colombo! Anche da coloro .-:.hesanno come sono andate le cose, che sanno che ancor nell'ultimo memoriale, in cui lamenta per esteso i torti che afferma d'aver subito e il ritardo nel riconoscimento dei suoi diriLti, depJo– rnndo che gli eccessivi maltrattamenti abbiano quasi decimato la popolazione degli lndios, fa presente di nuovo che h schiavitù è la maggior fonte di ric– chezza delle nuove terre! Tanto che il Las Casas, sebbene ingenuo ammiraLOre di Colombo e della sua impresa (provvidenziale, dal suo punto di vista, per la diffusiQne del cristi:mesimo), ma, nel tempo stesso tenace difensore degli indi– geni, commenta indignato: «graziosa ignoranza fu e non cupidigia, ed io ho per certo che essa fu che gli cagionò le angustie che gli sopravvennero e quel che ora pativa nel disbrigo dei suoi 3ffari» (De Lollis. pag. 310). Ma che cosa sono mai le noie delle sue priv;\te faccende, l'amarezza di sen- 584

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