Volontà - anno XVIII - n.7 - luglio 1965

ne .. c1eronicamcn1e » constatato, la scci:::tà non ha trovalo di meglio che spostare l'ordine delle organizzazioni • esteriori: regno, repubblica o comunità socialistica. senza 1>ensare che in tal guisa non si esce dall'eteromia: non si procede sul binario dell'autonomia per– sona!.:- iulla quale è, come ripcliamo, basata la critica bntiana nel dominio !>ri.ttico. L'anarchico potrà quindi sem– pre sostenere che il regime eteronomi– co. indipendentemente dalla forma c-h'esso ahhia, non potrà che apportare un ordine mom::ntaneo, soffocando dei ctcsidcr-i mediante l'avvento di deside– ri ancora più forti: un male che non si contrappone, bensì si sovrappone ad un altro male e che va indubitabil– mcnle a sfociare nel· massimo dei ma– li, cioè nella guerra guerreggiata da gruppi sempre più numerosi di perso– ne. La guerra tra nazioni è, dopo tutto, la realtà ingrandita della guerra in fa– miglia e tra singoli individui. Ma si obbietterà troppo facihnen!e: come sarà possibile passare dall'etero– nomia all'autonomia, ossia alla vera legge morale' A conti fatti, non sarà un'espressione gettata al vento quella dell'imperatirn categorico di carattere interiore \ isto che fino a questo mo– mcnlo n~n siamo riusciti ad uscire dal– le fauci del Lcviathan hobbcsiano, e nor. !l.appiamo suggerire, nei riguardi della delinquenza, altro rimedio che la guardia di pubblica sicurezza e delle sollernzioni pubbliche per motivi eco– nomici o d'altra specie; che gli stru– m:::nti del fucile, della mitragliatrice, del cannone fino alla bomba atomica, manovrati da persone che non si aggi• r.\nO in un piano spiritualmt:nte supe– riore a quello dei sacrificati per loro mezzo? No, è propriamente qui che l'anarchico può insorgere in nome di un'idealità che cova nel profondo del- 1'.:,nima umana e che ,,a ricercata e fatta agire medianie il conato voliti– vo, non già diretto alla realizzazione di desideri esteriori, cli carattere ete– ronomico bensì alla messa in azione dell'ideai~ d'amore universale, che, ,;ebbene ora sepolto nel nostro fondo interiore, tultavia può essere portato alla luce senza pregiudizio del momen– to storico in cui ciò possa avvenire. Senza dubbio anche nel problema rela1ivo alla caduta dei regimi esterni, assume grande valore il credere o il non credere che l'interiorità - da noi kantianamentc riguardata come ele- · mento basilare d'un do\'ere non già proclamato dall'esterno, ch'è quanto dire dalla prep01enza d'uno s1ato co– munque costituito, ma di un impera– tivo categorico basato sulla ragione e sull'auonomia ddla \'Olontà - possa assurgere a « fattore comune» fra gli uomini, che sono di solito agitati da tani'! passioni e immersi nell'oceano delle velleità esteriori. Non si trntta qui forse di parole, di words, words, words, per rifarsi anche qui a ceni dcui ben noti e vertenti al gtnio shakespc:lriano? Non siamo in questa circoslanza nel regno dell'uto– pia? Rispondiamo che :iulla appare al senso comune pilt utopico ...!e!rovescia.. mento dei sistemi coercitivi esterni, sintclizzato nel termine «anarchia», ma si dimentica 1roppo facilmente che l'anarchia, in s~de d'analogia, è un po' come il Nirvana induistico. Quest'ulti– mo significa, in sanscrito, estinzione, ma si avrebbe torto se si prendesse in considerazione, come generalmente si fa in Occidenl~, solo il lato negativo della parola stessa. Anche il raggiungi– mento del Nirv5na da parte dell'indi– viduo è legato al senso spirituale dc- 435

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