Volontà - anno XVIII - n.7 - luglio 1965

Libere opinioni Anarchia e legge morale M ETTERE in rapporto l'anarchia con la moralità, come sono ge– ne.-almente intc!se, sembrerebbe di primo acchito rinunziare ad una sin– tesi di tipo hegeliano, la quale ripu– gna ad un'antitesi dei contrari per af– fe1·ma1·c una sintesi degli opposti, in cui si fa passaggio da un membro al– l'altro, in vista d'una superiore unità. Ma l'anarchico, secondo la comune ac– cezione, rinunzia egli effellivamentc o.d una dialettica del pensiero per rin– chiudersi in un individualismo da qua– lificarsi in ultima analisi come la pri– gione ch'esso stesso si è creato? L'uni– co ( de.- Einz:ige) di Stirner, da assu– mere .come la base fondamentale del Supemomo (Ucbermensch) di Nietzs– che, si porrebbe fino dall'inizio contra– rio al procedimento dialettico, che, a– vanzando noeticamente per triadi, fa– rebbe vedere che il singolo non può mai essere la «verità», bensì soltan– to la «totalità». Quest'ultima sarebbe nel modo più reciso in contraddizio– ne con la fenomenologia della natu– ra e della storia, che è dopo tutto fe– nomenologia della coscienza e quindi dello spirito, mentre si farebbe del fe– nomeno ( cadendo così in errore) la totalità stessa anzichè un elemento di quest'ultima. L'analogia tra la coscienza, ossia tra il pensiero, e l'essere è palese, e si scorge qui facilmente come Hegel sia pervenuto al ben noto assioma: razio– nale uguale a reale e reale uguale a rnzionale. rn quest'ordine d'idee, l'a– narchico mirerebbe pure egli ad un assolulo, ma all'assoluto nietzschiano del singolo, contro quindi la triade di Rechi, Moralit8l e Sittlichkeit, ossia di– ritto, moralità (intesa come coscienza morale), e vita sociale e politica, la quale ultima non è da confondersi con la moralità dl carallere universale. Nell'anarchia non potrebbe quindi es– se1·vi armonia, in quanto l'individuo, venendo sempre pili a chiudersi in se stesso anzichè ad aprirsi all'universale, finirebbe col corazzarsi contro quella che.: comunemente viene chiamata «legge morale». Hegel contro Kant, dunque? Contro Kant, che fa appello nella sua Critica della Ragione pratica, all'autonomia della volontà, cioè della persona, dato che questa ha la sua più ampia c.:spres– sione nelle famose parole, che dovreb– bero stare a cuore di ogni coscienza umana: « Handle so, dass die Maximc òcines Willens zugleich als Prinzip einer allgemeinen Gesetzgebung geltcn kann? Che in ogni singola persona la massima dettata dalla volontà, che è l'elemento capitale della coscienza, pos– sa valere come principio d'una legisla– zione generale, comune a tutti gli uo– mini, non è in ultima analisi che tes– sere. il più grande elogio di un'esigen– za interiore della coscienza d'essere governata solo da una volontà autono– ma, non coartata da principi e leggi esteriori alla <.:oscienza stessa, léggi il cui contenuto e la cui esecuzione sa– n:bbero d'impedimento alla volontà in– dividuale per la messa in valore di u– na legislazione valevole per tutta quan. 433

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