Volontà - anno XVIII - n.4 - aprile 1965

1.iabilc per tutti i traditori. Ugolino può rodere in eterno il cranio di chi l'ha tradito, altrettanto eternamente le occhiaie vuote dell'ingiustizia lo fisse– ranno beffarde ... Il !-.Cm,o e il significalo cli giuslizia che ebbe Danlc fu ccrlamcnte ben su. pcriorc a quello' che fu codificato dalla Chiesa. la quale fece dell'inferno una comune e banale bolgia di fuoco per 1utti i peccati: unico destino di ogni peccatore, tan1O che si renda colpevole di un solo peccato mortale, quanto se ne avesse migliaia sulla coscienza. Dan• le è geniale anche nel concetto di pc na, è un giurista che rende estetico pu. re l'inferno. La Chiesa, per alquanti:> tempo, non seppe decidersi sul giudizio definitivo che doveva dare alla .-Commedia•; essa fu conquistata e irritata nel me– de~imo tempo. Se la proclamò .-divi• na •, non fu certo per onorarne il vero significato; ma perchè, in certo qual modo, \'eniva pure ad ammonire il sen. so comune della fede popQlare, oltre che dare una prova • concreta • dell'e• sistenza di un .-aldilà• giusti:rierc. Non per nulla il popolino di quell'e poca additava la faccia •affumicala• di Dante, come prova della sua discesa all'inferno; e il volto da sparviero del grande esule può darsi che abbia sor. riso a tanta popolare ingenuità, lui che, in altro ~nw, peccò d'ingenuità verso i ~uoi più temuti rivali. E fu pure una climentican1.a della sua fantasia poeti• ca l'essersi dimenticato cli porre un gi• ronc, almeno nel purgatorio, abitato dai piì.1grandi e piccini « ingenui • del. la storia. 212 Certo che il valore della .-Comme– dia• non va giudicato insistendo trop,– po sui panicolari di formale csPQsizio. ne, o sulle descrizioni naturali o teo– logiche che si basavano sulle cogni• zioni scientifiche di allora (I). Dante, come tutti gli uomini colti del suo tempo, accettò come \'ere tutte le spc. culazioni tolemaiche o pscudo-scientifi che che imperavano nel mcdioc\'O. In fondo non fu neanche un filosofo in senso compiu1O. E questi, s'intende, sono solo margini secondari o semplj. cemente formali di lulto l'ordito del poema. L'.-Inferno• dantesco non è qualco– sa di statico, una • grandeaa assoluta dello scopo finale e del termine di tut– te le cose» - come in merito si è c.. spresso Hegel. Al coni rario, è una con• tinuazionc, nel tempo e nello spazio. delle intramqntabili • malebolgc • del– la storia umana. L'inferno non è una fine posta in un altro mondo, ma una contlnuazione di questo in cui vivia... mo; è il destino inequh·ocabile e si curo della stessa umanitb, finchè l'• U– golino• di ogni epoca continuerà a scarnificare inu1ilmentc il teschio bef. fardo dell'ingiusti:ria. E' questo il vero Dante, ed è questo il vero poeta che desideriamo far no• stro. Il Dante che, probabilmente, non \'edremo profilan.i nei tanti simposi e nelle tante celcbra,ioni di questo SCI· timo centenario. MARIO DAI. MOLIN (1) Dante, ad esempio, pone sulla Luna rl primo gradino d<'I « P.1radi~o •· Sran:bbero fre– ,chi i e beati • che fossero destinati in quel lvogo, ora che cono\cl:uno bene il nostro sa• tellite! ...

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