Volontà - anno XVIII - n.4 - aprile 1965

Nel settimo centenario L'uomo N EL SETTIMO anniversario della sua nascila, il «carattere» del t'oeta, come espressione di libertà in dividuale, non ha perduto molto del suo spirito e del suo significato. Come tutti gli uomini che hanno lasciato una impronta elevata e duratura nella sto. ria del pensiero, il suo nome è divenu– to pure un simbolo. li tempo muta tan. te cose, ma il «carattere» umano sem– bra il più refrattario alla pressione e. dàcc del tempo. La « commedia » urna. na muta gli attori, ma non i sistemi; trasforma le leggi, ma non lo « scopo » per il quale vengono varati i codici; cambia anche le religioni, ma non la « religiosità» come eterna prigione del– lo spirito. L'umanità ha tutta l'aria di voler giungere tutta nuda alla fine del. la sua parabola; terminare per sempre la sua «commedia» nelle stesse con– dizioni di quando sortì per la prima volta dalle foreste primordiali ... Per questo, nella poesia e nel pensiero di Dante, vi è qualcosa di perenne, in quanto il mondo delle passioni umane è una ... bufera tnrernale, che mal non resta, la stessa vita che si rinnova, i– narrestabile, lungo le vie senza fine del dolore e della speranza. Dante non fu compreso dai suoi con– temporanei: fu ammirato o invidiato come dotto, ma non compreso nel pr0- fondo significato della sua poesia. La critica del suo tempo aveva l'abitudine Dante di giudicare secondo certi modelli let– terari che ormai si erano affermati co– me pietre di paragone. TI Petrarca, ad esempio, fu uno di tali modelli, e in fondo fu pure il più prediletto dall'in– tellettualilà dell'epoca. Difatti, per lun. go tempo la «Commedia» - anche se poi pensarono di renderla «divina» - ebbe pochi lettori; e s'intende relativa– mente alle possibilità di lettura che a– vrebbe potuto avere in quell'epoca, in cui ancora non era sorta l'arte tipogra. fica. Dante, relativamente ai suoi tempi, fu un ingegno indipendente. Ogni epo– ca, per quanto tetra, ha sempre avuto qualche uomo libero; ed è naturale che il concetto di libertà, anche se può avere un seme sostanziale e sempre intangibile lungo lo svolgersi della sto– ria, è pure necessario valutarlo rispeL to alle condizioni sociali e spirituali dell'epoca entro la quale ha fruttato. I biografi e i commentatori di Dante non Si contano, e i loro giudizi si sono estesi da un estremo all'altro: chi lo volle un santo e chi lo bollò come un intrigante; un vendicativo e collerico nella sua vita pubblica, crudo e rozzQ nella sua espressione linguistica, ed u– na mescolanza strana e barbara tutta la sua sostanza poetica. A questa spe– cie di commenti parteciparono anche uomini di un certo valore. Lamartine, ad esempio, definì la « Commedia » u– na sorta di « gazzetta fiorentina», cro– naca ritmata. Come sempre, gli estremi 207

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