Volontà - anno XVIII - n.1 - gennaio 1965

può qualche volta riuscire cretino in mezzo ad altri intelligenti, ma fa, al contrario, brillante carriera politica il cretino se per poco riesce soltanto fur– bo con altri cretini o con un gregge mansueto e pio. 11 cretino in Dicci re– stò sempre tale, pcrchè se subito gua– dagnò un papa, dopo perse allo Studio di Padova l'affluenza dei forestieri che non costituiva tanto un affare quanto un primato di cultura e di civiltà. L'<1mbasciatorc veneto conferì prima col nipote cardinale Carafa, che, lieto della notizia (scesa la grazia, « gli fu carissimo a udire et ne rese infinite grazie», graziato e aggraziato), corse subito ad annunziare la buona novella a zio Mano Nera: il cortigiano vive in ansia per cogliere questi momenti. 11papa confessò all'ambasciato1·e che gli cr3 st:ito fatto il più grande favore (« ci po far molti piaceri, ma questo è il maggior che potessimo aspettar da lei»), perchè, secondo lui, dove pene– travano gli eretici i regni andavano in rovina (pensa ::i te e guardati intorno), mentre i paesi protestanti sono stati dai tempi della Riforma pili civili dei pc1esi latini - inutile offendersi - più progrediti - giudichiamo imparLial– mente - e più ricchi - tiriamo le soma me! Per l'occasione celebrò, davanti a S. Marco, le sue prodezze compiute al tempo di Giulio IlT: allora comanda• va soltc1nto la sua creatura, il Santo Uffizio, ed era riuscito a invadere nel regno dì Napoli le case dei nobili e <(forse» (non recitare misteri gloriosi e tosili il forse) di suoi parenti per co– stri;gcre gli eretici ad abiurare. Incoraggiato dal successo, sperava che S. Mai·co gliene procurasse altri (« ci po far molti pic1ceri »: non occor– re, faresti opere ... supercrogatorie): cli. fatti, due giorni dopo, pretese di avere nelle sue mani anche Aurelio Verge– rio, eretico imprigionato a Capodistria e nipote del riformatore Pier Paolo Vergcrio, esule e rogo mancatQ a Ma– no Nera. Questa volta, però, i Dicci si rifiutarono: avidi di potere sì, ma fessi no. lnnfiç Aurelio Vcrgcrio abiurò e ven– ne libt:r:ìto: per questo e altri motivi faceva le sue osservc1zioni Giulio della Roverç che non lrn niente a che vedere con la ditta, cioè col papc1 « Fuori i barbari 1» lui escluso: « Se i nostri i- 1aliani si congregassero e s'unissero e si ri<;caldassero in un corpo regolato secondo le parole di Dio, la fede s'in– fo,mmerebbe, l'uno col suo esempio provocherebbe l'altro al martirio, il culto cli Dio sarebbe purgato: nelle opçre si vedrebbe la misericordia e nei costumi la disciplina», e che « Non è dunque meraviglia se per ogni pic– co] soffiar di contrario vento, i nostri ltali:rni tremano, spaventansi e volon– tariamente rinnegano» (6). VI - LO STATO SENZA RAGIONE Così Pomponio Algierj fu trasfelito a Ravenna e di qui a Roma, sullo scor– cio del mese di m::u-w 1556, nel carcere cli Via Ripclla con annesso Sant'Uffi– zio. Quando il olano arrivò a Roma. il pc1pa cercava di fortificarla contro gli Spagnuoli e attendeva gli aiuti fran– cesi di Enrico ll: la sorella latina ha spesso 3iutato la mmrigna. lntc1nto i mercenari tedeschi prezzo– lati eia Mano Nera, pugnalavano Cristo in effigie, deridevano tutte le cerimonie 1·eligiose e senza fare tante cerimonie e lui sapeva e taceva: ragione di Stato (5) Gcmclll Carcrl: C.iro del mondo, \lcnc1.i1, 1728. voi IV p 113. (6) l'hlmlnclll: op cit .• p. 104. 47

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