Volontà - anno XVII - n.11 - novembre 1964

dovesse 1ro\'t1re ww prigione 11et mezzo tlel s110 ca111111i110! Poter sì dire: l..'or,1rcs– sorc rni h.:rnc l'OPlll"C.!.SO ,p('rn in mc; ecco la più bella tielle ricchezze, fo ricche-..:.a per h, qutile dt1rei /utre I(, altre!•· Mi pare che -,ia .1hba.!.Wn7a chiaro, vero? Ed ora, ad llan Ryncr. J MAstll S E V~ VIEN_F ,ogli~ di consultare un~ erc1clopcdia qualsiasi per sapere chi sia quest'uomo, ;\\'rete la sorpresa di rile– vare che, pur conci~ tan10 nelle une che nelle allre, le Enciclopedie italiane sono un pò più abbondanti di quelle della Fran– cia, la quale in delìni1irn fu la nazione che gli delle i o.itali, Mi ero domandalo il pcrchè, cd avevo pensato che, probabil– mente, la ragione doveva tl'ovarsi nel fat– to che nella nost rn lingua le sue opere non csislevano, e che, per conseguenza, non c'era gran pericolo a vantarle cd elo– giarle. ln\'ecc mi è stato a~~icura10 che, se anche presentemente è prcssochè im– possibile 1rornrc qualcosa di lui, p1 1 r 1ut– tavia, nel passato - nel periodo fra le due ultime guerre -, almeno la sua ope– ra principale Mio zio Beniamino figurò a più riprese nelle traduzioni italiane. Oc,·o dunque concludere che, nel pas– sato, si era un pò pili coraggiosi di oggi, e augurarmi che si possa tro,·are un edi– tort' disposto a fame una rist:impa. Sono comunQue gr:ito al Doti. llcrsco– vici per a\'er rcccntemcnlc ricordalo Clau. dio Tillicr nrlla nostra con<,orelln francc,;c Defense de l'llomme, e di a\'eme falle emergere il vnlore dello scrittore e le sue alte Qu.ililà. lo, forò qui del mio meglio con lo slesso scopo, poicM penso che i pochi uomini dotati di nnimn d'artistn e di un'e!cvalc•11a monile pnri alla sun, non dovrebbero mai cs~e•·c dimenticati. Al contrario, si dovrebbe, nel ogni istante, tentare di rompere la congiura del silen- 622 zio fatta ad arte altomo ad essi dalle ca. ste interessale, e mostrarne l'esempio a tulli. Caratteri come quelli di Tillicr sono piulloslo rari. E più rari ancora nel cam– po delle le1tcrc do\'C, se abbondano i fi– libustieri, pochi sono gli clc11i che sanno restare lontani dalle prebende e dal de– naro. Non mi dilungherò. Per mostrare un MIO vero ritratto ai compagni e ,ii lctto,•i itr,. liani, ho pensato che non ci fosse stato niente di meglio di tradurre la bclln con– ferenza che, su di lui. rccc il nostro Han Ryner, nel J922, a Parigi. Han Rvncr che conosceva perfettamente In 'lua opcrn, ne fa una chiara e sollilc analisi, rilcrnndo– ne la sua finezza di umorisla, la profon• dilà del suo pensiero, e dando n noi dei consigli più che perlincnti. Inoltre, poi– chè al pari del Tillicr a,·e\a esercitalo lo insegnamento e contemporancamcnle co– nosce,·a quanto pote,·a, ad uno 'lpiri10 li– bero, costare di sacrificio il dipendere dal– le cricche direttoriali scolaslichc ce ne parla indubbbmcnlc con più profonda co– noscenza di chi è estraneo a dello am– biente. Prima però mi sia pcrme.!.SO, in guisa d'introduzione, di trascrivere una pal'IC di questa prokssione di fede fatta dal 'fil– lier medesimo, e che trnduco stralciando– la dalla prefazione che Luciano Descaves recc all'edizione del 1927, della sua opera: Mio zio Beniamino.

RkJQdWJsaXNoZXIy