Volontà - anno XVII - n.8-9 - agosto-settembre 1964

inclu11abilmcnte dalle condi7ioni s1od– che) al desiderio di crearsi una propria «politic;:1» come :nma principale contro il capitalismo borghese. E sappiamo bene che tale arma ha sen 1 ito, altrove, prin– cipalmente a trasformare il socialismo in un capitalismo cli Stato. Da un pun10 di vista stre11amcnte eco– nomico, gli economisti, diremo così, uffi– ciali accusano la compagine sociale di non a\'er sapu10 manicnerc m1 eflìcacc equilibrio tra la domanda e l'offerta d.::i beni economici e dei servizi in genere. Questa formula di accusa, sotto un a– spel!o economico-politico, sembra qual– tosa d'importante e sembra illuminar<:': nchc le mentalità più profane in mat.::• ria, nello stesso modo che in aritmetica sì può dimostrare che due e due fanno quattro. Ma, nella realtà dei fatti non spiega molto, oppure potrebbe spiegare qualcosa di interessante se fosse inter– pretala con un senso alquanto differenti.! da quello permesso dai «dogmi» econo– mici, anche pcrehè non intendiamo so– stenere che un razionale equilibrio tra produ1.ionc e consumo sia qualcosa d'inu– tile; tutt'altro. In parole po\·erc, si è accusati di spen– dere inconsideratamente. Passati da un lunco periodo di disoccupazione cronica ad uno, puriroppo più bre,•e, d'intensct occupazione. l'euforia di un certo guada· gno ci avrebbe reso degli « spendaccioni ,. sena, criterio. Lo Stato (poveretto!) ad un ceno punto, si è trovato tra i piedi una mass,i di cittadini a\•ida di beni d'o– gni specie: a\"idità che, a quanto sembra, preoccupa seriamente l'amministrazione statale, oltre che le b<mche private, le quali constatano giornalmente un'impres. sionante diserLionc del risparmio in ge– nere (come se nell'epoca della grande disoccupazione avessero constatato un grande afflusso dì risparmio da parte delle 454 classi lavoratrici ...). Tutto questo, secon– do i poli1ici dell'economia, richiede su– bito un periodo di «austerità»; si è commesso un grave peccato d'ingordigia? Allora s'ingoi alquanto sale amaro fino a che il barometro dell'economia statale non segni bel tempo lnrnnto facciamo rilevare che una -.p~– cie di bassa astuzia, usata da quelli che detengono i meni di produzione, spess~ è Quella di scambiare una reale dimi– nuizione del potere d'acquisto clf'i 3al<11 i per un eccesso di produzione; ci vorrLb– bero dare ad intendere che lo <;fJ.uilibrio l.!conomico è causato da un ec:csso di merce invenduta e non dal fatto eh.: i sal<1ri sono diminuiti di valore: ,;i con• suma poco per la semplice ragion~ che si dispone di pochi mezzi di acquisto. D'altra parte, e sotto un più amp::) punto di vista, il mondo non soffre cer– to di eccessi di produzione, bensì di una cronica povertà d'acquisto: lo prova pa– lesamentc un'enorme massa di pauperi– smo sociale. Per questo diciamo, rima. ne!1do in casa nostra che è assurdo ri, perlomeno, incomprensibile che intl-)ro, \'Ìsamente .sì diminuiscano le ore Ja,·u· rativc (naturalmen1e, riducendo anch<.! i salari), che si effettuino licenziamenti e s'intonino messe da morto ai diversi ra– mi produttivi, proprio in una nazione co– me la nos, ra che ha ancora bisogno di produrre ianti e tanti beni economici e culturali per l'in1era colle11ivi1à. A\'er paura che la gente spenda troppo l: semplicemente ridicolo, ed anche stu· pido: poichè, qualunque sia il regime po– litico, è sempre l'espansione e la , it1.li1à del mercato che infonde un sicm o be– nessere economico, e che, a sua volta, alimenta sempre maggiori possibilità di

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