Volontà - anno XVII - n.8-9 - agosto-settembre 1964

sua tunica greca nelle sedute d'arte, nelle quali fece rivivere la tradizione estetica del ritmo del corpo umano. Veniva da lontano. Veniva dall'Ameri. ca del Nord, dalle terre rosse, quasi terre del sole. li clan dei Duncan, una famiglia di esotici (di matti inoffcnsi– \'i, come li chiamavano scherzosamen. te i guardiani del Museo del Louvre), era disceso dalle Montagne Rocciose alla maniera delle orde primitive, ed era partito verso la culla del mondo, verso il Paese dell'Aurora, verso la terra promessa della Grazia dell'Arte e dell'Amore. Gli ateniesi d'oggi, bizan– tini innestati di turchi e di balcanici, videro un giorno sbarcai-e questa fa– miglia pi! torcsca composta di due uo– mini e tre donne, che s'inginocchiarono baciando la terra sulla quale si era levato il primo Mattino dell'Umanità. Li videro spogliarsi dei loro abiti eu. ropei, rivestire la 1unica e il peplo; calzare di sandali i loro nudi piedi. Gli abitanti dell'Atene contemporanea con– templarono con stupore sorridente que. sto piccolo gruppo di « matti inoffen– sivi ►►, che rivivevano in un presente senza grandezza, in un attuale senza sole, il passato armonioso; i giorni pili belli del passato dell'Umanità. « Queste pagine della vita di lsadora Duncan, quest'anno di esistenza greca risuscitato ad Atene, queste notti di danza al Partcnone al lume della luna; questi momenti di estasi estetica sulla terra che aveva veduto i fauni percor– rere i boschi, che aveva generato eroi nei ventri delle vergini elette dagli Dei, che aveva contemplato le apoteosi dei saturnali e dei dionisiaci; questi sforzi immani per costruire nell'Atene di og– gigiorno un tempio che fu un'eco e una resurrezione dell'Atene di ieri; questo tempio dal quale lsadora vide inghioL tire la maggior parte dei suoi guada– gni fatti allorquando - dopo inizi dif– ficili - il successo infine coronò i suoi sforzi; queste pagine, dico, sono le mi– gliori di questa "Vita", che è una vita esemplare per quello che rievoca di dinamico, di franco, di fedele a sé stes. si, di libero, di generoso, di impudica– mente estetico. « Le donne nate sotto il segno di A– frodite, erano in Grecia destinate all'a– more. Erano le sacerdotesse che servi. vano agli altari di Eros e di sua ma– dre, la Bellezza: le dispensatrici del Piacere. Afrodite nata dalla spuma del mare, educata dalle Grazie, madre del– la Poesia, presiedeva alla nascita delle proprie elclle: di coloro che venivano al mondo sollo la sua influenza. Sulla culla delle fnturc donne, la Dea s'in– chinava deponendo il bacio e il soffio di animazione sup1·ema. li bacio e il soffio di Afrodite erano il segno su– premo del destino tracciato e della suprema ispirazione. « Sulla culla di lsadora, in Califor– nia, in quella terra lontana che ricor– da il suolo greco per il suo g1·ande ri– goglio e la sua luminosità, Afrodite si inchina ugualmente. Afrodite non è morta. Gli Dei non muoiono mai. A. frodite continua a inchinarsi sulle cul– le ed a marcare i destini. Coloro che nascono sotto questo segno sono le grandi amorose, appassionate o tragi– che, secondo l'ora, l'epoca o il paese ... Eloisa, Giulietta, Isabella, la pallida Agnese Bernauer o l'ardente Adi-iana Lecouvreur. Ninon de Lcnclos o la Si– gnora Récamicr: tutte nacquero sotto il segno di Arrodite. Fu poi un destino posteriore che marcò l'impronta del loro carattere e della loro fine. Fu la 519

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