Volontà - anno XVII - n.6 - giugno 1964

Ivi alla sortita del comizio tenutosi alla Villa Rosa, Casa dei repubblicani a Capodimonte, la folla fu investita dalla polizia che col pretesto di volere impedire una dimostrazione nella pi:1zza fece uso delle armi. Tre giovani repub– blicani (Casaccia Antonio, Giambrigoni Attila, Budini Nello) caddero nel loro sangue. Fu la scinti!Ja. Ancona insorse. La polizia si ritirò e venne dispersa. All'indomani lo sciopero generale era un fallo compiuto in tutte le Marche e già si estendeva nei paesi dell'ardente Romt1gna. Al martedì lo sciopero aveva toccato la massima efficienza in tulla Italia. C'è qualche professore di rivoluzione militarizzata che ha fatto più tardi della dalla ironia sulla rivolta di.:l 1914 :1llegando la insufficienza di arma• mento delle masse operaie in quella circostanza; ma si tralla in gran parte di gente che era assente dalla lotta e che era assente perchè contraria non già ai movimenti male armati. bensì a qualsiasi movimento rivoluzionario. Quanto non ha riso della Settimana Rossa, per esempio, quell'oggi cele– berrimo barricadiero che risponde al nome di Antonio Graziadei? Certo chi volesse istituire dei confronti tra le lotte del dopo guerra e quelle del periodo precedente troverebbe materia di allegri commenti per quelle che erano le forze armate in lotta nel tempo passato, ma noi possiamo opporre, brevemen• te, che il rapporto di forza si è forse spostato oggi a vantaggio dello Stato. Ma tant'è ... Coloro che nel 1914 trovavano che quelle del tempo erano delle ridicole tempeste in acqua dolce, quante volte, poi, durante gli anni del rosso dopo guerra, non ci hanno gravemente ammonito ... t1 Ma Insomma credete di essere al tempi facili della Settimana Rossa?,._ Fatto sta che nei primi due giorni la massa nelle Marche, nelle Romagne e in parte dell'Emilia si impa. dronì delle città e mise in iseacco, dove tentarono la sor1it.1, le forze del go– verno. Ravenna, Ancona, Forlì, Fabriano, lesi, Parma, erano nelle. mani della popolazione rivoluzionaria. Nel resto d'l1:-ilia il governo era assente. Anche a Milano vi furono dei seri scontri tra forza pubblica e dimostranti e Musso– lini e i dirigenti della Unione Sindacale, alla testa della folla (che questi ricordi stiano a maggior infamia del Giuda Jscariota!) riuscirono a portarsi fino in piazza del Duomo, meta agognata, allora, di tutte le vittorie popolari ed incubo maggiore della polizia ambrosiana. Salandra, che aveva sostituito Giolitti alla presidenza del consiglio per una delle brevi vacanze che ogni tanto l'uomo di Dronero si prendeva, fece il morto, nè si seppe di poi se anch'egli avesse le sue buone ragioni per confidare sulla Confederazione del Lavoro, come Giolitti dieci anni dopo. Il movimento tendeva ad ampliarsi. Gli uomini più rappre– sentativi del campo sovversivo si accordavano per le inizialivc decisive. Notizie allarmanti si diffondevano. Le folle saccheggiavano i magazzcni, bloccavano le caserme, assaltavano gli uffici daziari, le stazioni ferroviarie, i posti di poli– zia, abbaLtevano i pali telegrafici, le insegne regie. Jn qualche città di Romagna veniva innalzato il classico albero della libertà. Nei luoghi dove il sentimento ~ovvcrsivo è più diffuso il popolo ha frater- 327

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