Volontà - anno XVII - n.6 - giugno 1964

I CINESI E NOI « ••• Peraltro, in realtà, la direzione del Partito comunista cinese intende servirsi dei dissidenti politici di tutte le specie, dei comu– nisti traditori, degli anarchici, dei trostkisti, etc., allo scopo d( spaccare il fronte unico dei comunisti ... ». LE RIGHE di cui sopra, tolle <lai « rapporto Souslov », ci chiamano clirct~ tamentc in causa. Prima di affrontare l'argomento, se siamo o non siamo a favore dei «cinesi», è bene fare due rilievi. Jnnanzitullo, sembra che i comu– nisti sovietici abbiano dimenticato che il primo il quale ha « spaccato in due» i comunisti è stato Marx in seno alla Prima Internazionale e che, pertanto, essendo essi gli « inventori » del metodo, è fuor di luogo parlare di «divisori». Poi, perchè, per prendere posizione nei confronti della causa del comunismo non abbiamo mai atteso alcuno e, meno che meno, i marxisti cinesi. Comunque e malgrado queste riserve, il problema resta posto: siamo noi a favore dei cinesi? La maniera più semplice di risolvere questa questione è di vedere se i rim– proveri mossi dai soviclici nei riguardi dei cinesi corrispondano o meno alle critiche che noi abbiamo mosso verso di loro. In caso negativo, converrà allora vedere se le « tesi cinesi» sono compatibili con le nostre posizioni. IL CAMPO SOCIALISTA Il « rapporto Souslov » contrappone due tesi. La tesi sovietica, la quale postula che « ai paesi socialisti spetta un ruolo primario nel processo rivolu– zionario mondiale» e che, pertanto, conviene subordinare ogni cosa allo sviluppo dei paesi «socialisti». Dall'altra, la tesi cinese, secondo la quale « I dottrinari (del P.C.C.) conferiscono a questi paesi il ruolo di punto d'appoggio». In questa contrapposizione si trova confermata esplicitamente una vecchia 375

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