Volontà - anno XVII - n.6 - giugno 1964

per opera della scienza non è dunque av– , cnuta. JI fatto, ad esempio, che sia ormai ridicolo pensare che il mondo sia stato c1L·<1toSl.'imila anni fa e che le « sacre scritture», come « testi scientifici», si sia– no rivelate un semplice ammasso di er– rori o di false interpretazioni, non può essere decisivo per minare per sempre fa vitali!;\ di una religione. La psicologia, in merito, potrebbe chiarire qualche cosa; e qui, naturalmente, non è il luogo di dilungarci in un esame più dettagliato. Di– remo solo che la scienza auuale afferma che nella natura esistono effellivamcnte dei particolari fini; cioè delle forze o delle energie «convergenti» che tendono sicura– mente ad un fine. Ogni fenomeno vitale, ad esempio, è sospinto da una particolare «finalità biologica». 1n ogni parabola vi– lale, e in genere in tutto il mondo orga– nico, finchè le energie convergenti (ener– gie finalistiche) superano j fattori di de– cadimento, vi è sempre crescita e vitalità di un dato organismo; quando invece i Se– condi incominciano a prevalere, allora in– comincia la discesa più o meno rapida verso la ,norie. Da tale finalismo scientifico era da pre– vedere che il pensiero religioso sarebbe staio fortemente alt mito; poichè, secondo tal1:: pensiero, il finalismo scientifico che domina nel campo biologico non può es– sere altro che un ramo del finalismo «di– vino» entro il quale si s,,olgc il divenire dell'intero universo. li fatto che la scien– za rimane affascinata, cd anche sconcer– tata, .di fronte ai diversi enigmi della bio.. logia, è una carta favorevole per la reli– gione; e questa giunge ad affermare che 342 anc.:he se la scienza riuscisse effettivamen– te a creare la vita, tale creazione, in ul– tim.i analisi, dimostrerebbe l'esistenza di un creatore « più grande» dell'uomo. La scienza, quella indipendente e agno– stica (cioè nè religiosa nè «ufficialmente• ::itcti) in fondo non si cura se i propri con– cetti o le proprie teorie, incidentalmcnle, possono aiutnre la religione; poichè se è vero che non esistono possibilità assolute per risolvere integralmente i problemi piì.1 compkssi e pili oscuri presentati dalla na– tura, ne esistono però abbastanza per de-– finire il valore relativo di ogni sentimento religioso, cioè, in definiti,•a e sotto un aspetto puramente storico, per considera– re le religioni come potenze di dominio puramente «terrestre,.. E che inoltre è una .issurda pretesa quella di specificare e di stabilire in anticipo quale sarà il destino finale del mondo: di tutti i «buoni» e di tutti i «cattivi". Rimane tuttavia il fatto che se la scien– ;m è liberissima di pensare che essa po– trebbe benissimo prosperare anche se il mondo divenisse completamente ateo; la religione, dal suo canto, pensa che ha sem. pre buone possibilità di sussistere anche nel seno di un mondo cento volte più scicnitfico dell'altuale. Ed è in questo senso che si può intende.re la reciproca vittoria e la reciproca sconfitta deJla scien. 7a e della religione. Galileo Galilei ne è il simbolo più no– bile e più significativo. Finchè, naturalmente, non verrà infran. to il drcolo vizioso, entro il quale si di– batte: da mi!lenni e quasi senza .speranza, l'opera e il pensiero della razza umana. MARIO DAL MOLIN

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