Volontà - anno XVII - n.5 - maggio1964

t..ro la banda Giuliano, dimostrò al mondo di quali intrighi borgiani fosse intrisa la classe dirigente siciliana. Dal paese d'origine la mafia esten– de le sue ramificazioni negli Stati Uni– ti come accennavamo da principio. Quasi tutti i mafiosi emigrati sfug– girono alla giustizia dello Stato italia– no prima e durante il fascismo. Cosic– chè la mafia siculo-americana si è ve– nuta a trovare ad esercitare le sue attività in un campo più vasto, che non è più quello del feudo ma d'una sociclà prettamente diversa; cioè la società capitalista. Tuttavia però nel Nuovo Mondo essa conserva le mede– sime caratteristiche sebbene si sia ur– banizzata, e i suoi campi pre(eriti sia– no l'industria, i sindacati, certi setto– ri polilici, la prostituzione e il com– mercio clandestino di narcotici ad al– to livello internazionale, in congiun– zione con la vecchia mafia di Sicilia. Siccome in seno a queste attività si sono perpetuati dei grandi crimini, i cui responsabili sono stati scoperti dalla polizia, il governo degli Stati U– niti non potendo debellare la mafia, ha nominato nel 1951 una Commissio– ne d'inchiesta diretta dal senatore Ke– fauver, che ha espulso i più noti capi mafiosi e li ha rispediti in Italia come indesiderabili. Dopo i grandi deliLti di mafia con– sumati tra gruppi dissidenti dal 1956 al 1961 a Palermo e nei paesi limitro– fi per il predominlO di alcuni settori commerciali e industriali, nel 1962 ve– niva votato un progetto di legge per 308 una Commissione d'inchiesta al Par– lamento italiano sulle attività della ma– fia. Dopo più di un anno da quel pro· getto di legge incominciava a costi– tuirsi la Commissione d'inchiesta an. timafia e a muovere i primi passi in seguito ai ripetuti delitli e alle stragi provocate dai soliti gruppi di mafiosi dissidenti l'estate scorsa in provincia di Palermo, ove perirono alcuni poli– ziotti. La Commissione d'inchjesta nel– le sue recenti segnalazioni ha fatto arrestare dalla polizia molti noti ma– fiosi tra i quali quello che è ritenuto il capo generale: Giuseppe Genco Rus• so. Alcune diecine di mafiosi, compre– so il Russo, sono stati già condannati al confino di nuovo riesumato dallo stato italiano. Altri ancora seguiranno lo stesso destino. Non è la prima volta che io Italia si ricorre a simili inchieste o ai metodj repressivi con risultato negativo, per• chè la mafia non è fenomeno delin– quenziale isolato: essa che fu prepo– tere nel feudo e nel latifondo è diven– tato problema di potere, nel partito al governo, nei comuni, nella direzio– ne politica della Regione, ed in alcuni altri settori del potere nazionale. Essa perciò va combattuta e debellata con la formazione di gruppi di pressione meridionali in collegamento con quel– li settentrionali; ai quali pure tocca l'onere di scardinare le istituzioni del passato ormai vecchie e impotenti e crearne deUe nuove ove il fenomeno mafioso non potrebbe più risuscitare MICHELE CORSENTINO

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