Volontà - anno XVII - n.5 - maggio1964

L'innuenza delle istituzioni positive sulle azioni umane agisce in due sensi: da un lato esse debbono offrire degli incentivi supplementa,·i ai singoli nella pratica della virtù e della giustizia; dall'altro debbono illuminarci intorno al!e azioni che sono giuste ed a quelle che sono ingiuste. Certamente non è molto ciò che le istituzioni possonQ fa,·e per quanto concerne l'adempimento di que– sli obblighi. Analizziamo ora il primo caso che riguarda gli incentivi nella pratica della virtù. Se mi si prcsent;.i l'opportunità di contribuire al benessere di venti pe1- sone senza arrecar danno ad alcuno, è ovvio che debba approfittare di questa opportunità. Supponiamo ora che intervenga qualche istituzione sociale ad offrirmi una ricompensa per avere io adempiuto a ciò che è un mio dover::-: questo intervento muta la natura del problema, giacchè, mentre prima io com– piva l'azione per la natura intrinseca di essa, ora inclino a compierla perchè qualcuno ha aggiunto arbitrariamente ad essa l'incentivo di un interesse egoi– stit:o. La virtl1 infatti, come qualità propria d'un essere ragionevole, dipcnd,;: essenzialmente dalla predisposizione con la quale l'azione viene compiuta; di guisa che, un'azione intrinsecamente virtuosa può mutarsi nel suo contrario al!orchè venga corrotta dall'intervento di un'istituzione sociale. Se prendiamo il caso di un individuo corrotto, qu~to non avrebbe tenut,::, in alcun conto il benessere delle detti venti persone per evitare alla sua per– sona un sia pur piccolo fastidio; però questo stesso individuo, pur tenendo la mcdesim;;t predisposizione d'animo, potrà procurare dei benefici alle dette venti persone, ma lo farà evidente.mente per servire i propri interessi. Colui che non si determina secondo il valore morale della circostanza e colui che agisce in base ad una predisposizione contraria a questo valore morale sono p-irimenti ingiusti. In altri termini. la morale esige che teniamo in conto la 1.endenza di ogni azione, in quanto dipende dalle leggi umversali e necessarie della natura di ciascuna di esse: è ciò che s'intende quando ci si richiama alla massima di fa1·e il bene indipendentemente dalle conseguenze o quando dicia– mo che non si deve fare il male con la speranza che, alla fine, scaturisca il bene. L'esempio citato delle venti persone risulterà ancor più evidente se pensiamo che potrebbe trattarsi addirittura del benessere di molti milioni di e,;;seri umani. E' certo, comunque, che qualunque sia la quantità delle persone benetìca1e. la conclusione è la stessa. Si è dello, inoltre, che le istiluzioni sociali debbono illuminare il nostru intendimento sulle azioni che sono giuste e su quelle che non lo sono. Poniamo un momento di attenzione ai termini « intendimelo» cd « illumiare ». L'intendi– mento (o comprensione), particolarmente per quanto attiene ai problemi mv– rali, è il ricettacolo della verità, cioè la sede più adeguata. La semplice info,– mazionc, anche se veridica, è una parte distaccata del grande corpo della verit~1. Mi informate che Euclide sostiene che « i tre angoli di un triangolo sono ugu 1- li ad un angolo piatto», ma tuttavia io non riesco a percepire la verità con– tenuta in questo teorema. Voi soggiungete: « Euclide però ha dimostrato :1 teorema e la dimostrazione di esso ha duemila anni di vita cd è universalmente 302

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