Volontà - anno XVII - n.4 - aprile 1964

a ~confitte senza' audacia e a lradimcnti sen1.a attenuanti, che la socialdemo– crazia austriaca sia caduta in piedi, in un fulgore di disperato eroismo, è cm,a grande, che si impone: a vergogna di estremisti imbelli e ad esempio di rivoluzionari "sfiduciati". Ma mancheremmo al nostro dovere di critica politica se. reso omaggio ai combattenti, non rilevassimo che la sconfitta era prevedi• bile ed ormai inevitabile, dato che il fascismo austriaco era già al potere fin dall'a\'vento del gabinetto Dollfuss. La colpa, una volta di più, ricade sui gene– rali temporeggiatori. E a dare risalto a quella colpa sono venuti l'audacia e lo spirito di sacrificio di considerevoli nuclei di operai e di contadini, l'entusiasmo genl.:'roso del proletariato, la tenace resistenza nell'imparità delle forte e la temerarietà sublime nel precipitare della sconfitta. Già vediamo, profughi, i capi dcli;;,, !iOCialdemocrazia austriaca spiegare da tribune comizieschc il pcrchè e il come della sconfitta, cercando di coprire se Sle~~i e la II.a Internazionale. E la stampa socialdemocratica dei sudarii degli eroici caduti fa bandiere in onore di quello spirito, di quelle ideologie e di quei metodi che a Versailles aprono la strada e finiranno per fare regnare sull'Eu– ropa tutta l'ordine di Varsavia. Italia, Spagna, Germania, Austr:a: esperienze vane. In Francia i capi della socialdemocrazia dimostrano di essere ci,.:chi e non vi è da sperare che lascino la poltrona a dondolo dell'ottimismo di comodo. E' facile essere profeti quando impera Quinto Fabio Massimo. Abbiamo annuncialo la sconfitta, vedendo e denunciando i piedi di argilla. Ma la presun– zione dei Numi della socialdemocrazia ci mostrava degli Atlanti, dei Briarci e dei Cachi. Sangue freddo, calma, pntdenza, la sicurezza dei forli ecc.: formule vane, conciliabili con la ciambella burocratica, con la medaglietta parlamentare, con i Yoti piccolo-borghesi del collegio elettorale e via di seguilo. In taluni fu ed è ~ccmpiaggine di mente, in altri calcolo cinico, in altri ancora viltà fisica: quello che importa non è la natura delle responsabilità bensì il fatto che la socialdemocrazia ha fallito. nei capi e nei gregari, nelle diagnosi e nelle pro– gno..,i. nelle soluzioni t(.--orichecd in quelle pratiche. Denunciare la socialdemocrazia come una vecchia impotente è più che mai nece~~ario. Tagliare qualsiasi ponte con i suoi capi è, ormai, un criterio di igiene personale. La sconfitta della socialdemocrazia austriaca non è soltanto una sconfina per il proletariato austriaco, ma anche per tutti i proletari del mondo. Il fa~cbrno si consolida là dove ha vinto cd avanza, alacre e sicuro, in tulio il mondo. Abbiamo bisogno di arginare l'avanzata fascista. Bisogno assoluto. Siamo già, ovunque, su linee difensive. Ancora una Capcrctto e non ci sarà Grappa che tenga. Difensiva tempestiva non può essere che un'offensiva intelli– gente, tenace, audacissima, spietata I capi della socialdemocrazia hanno biso– gno per convincersi che tira vento che le tegole grandinino, e sperano cacciare la grandine con il suono delle campane. Vi è un miracolismo legalitario ancora più grottesco ed infinitamente più nefasto del miracolismo rivoluzionario. I capi della socialdemocrazia hanno una costituzionale tendenza a sperare negli argini

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