Volontà - anno XVII - n.3 - marzo 1964

DISCUSSIONE Il pensieropoliticodi Rousseau E' ormai pacifico ammettere 11el nel pensiero politico del Roussea1t u11a «doppia tendenza,, il «pessimismo sociale> che Lo pone contro ogni istituzione della collettività come la proprietà e la legge lo Stato, e la civiltà, responsabili della corruzione dilagante in tutte le forme di vita organizzala, male che ha corroso e distrutto il fondo buono dell'umana natu– ra, forza diabolica che ha estinto sulla faccia della terra i valori essenziali del– l'umanità ossia la libertà e l'uguaglianza; e la teoria del e contratto sociale> che al contrario vede nello Stato L'instaurazione degli stessi beni, ovvero la conquista del la dignità della persona umana e della libertà e uguaglianza tra gli uomini. Ma tale duplice tendenza è lecito tac ciarla di contraddizione irriducibile? A me pare che sostanzialmente, anche se non apparentemente, nel pensiero politico del nostro vi è fondament:ile coerenza. Infat– ti la sua condanna è rivolta alla società qual è nelle sue strutture liberticide e di– struttrici di ogni ugl!Oglianza, alla socie– tà-Stato poogiat1te le sue fondamenta nel– l'assolutismo politico e nell'ingiustizia so– ciale, sui privileoi c:!i classe e sul censo o patrim-0nio ecouomico. Egli coutrappone alla società qual è la natura quale ,iorma ideale o la società quale dorrebbe essere, all'ordine socia le flU!lle ratto l'nrdin1::sociale quale dirìt to. alla realtà sociale storica la società come valore: insomma egli si op_ooneal– lo Stato organismo artificiale irretito di leggi e fondato su nessuna considerazione per la dignità umana, ma vuole un nuovo Stato iu una nuova società che abbia le sue basi sulla natura libera e oiusta. Il contratto sociale si configura come un'o• pera mirante ad una organizzazione poli– tica in cui i suoi membri siano legati da u11 profondo senso etico prima che politi– co, ossia la comunità deve attuarsi in mo– do tale che vi sia corrispondenza tra le esigenze individuali e sociali di ciascuno dei suoi soci: ogni componente obbeden– do alla cvolontà generale» obbedisce a se stesso. Un tale ordinamento sociale, pur non identificandosi con quello naturale, trae origine da una necessità naturale essen– do gli uomini costretti a vivere insieme al fine di soddisfare i loro infi11iti bisogni e di provvedere alla loro co11servazio11e e procreazione. ll fatta della nuova co,ivi• venza sta «in una forma di assaciazio11e. che difenda e protegga con tutta la for– za comune la persona ed i beni di cia– scun associato; e per la quale ognuno, unendosi a tutti non obbedisca tuttavia che a sè stesso, e resti altrettanto libera di prima». A questa punto è bene richiamare alla memoria che il disordi11e e la dilagante corruzione sociale non so,w per il Rous– seau costitutive dell'uomo e dei suoi rap– porti, bensì degenerczione accidentale e a/lontanamente, fortuitu dalla fo,1te ge– m,ina della r.atura, norma ideale perfetta nel cui seno J'uomo realizza sè stessa e la propria umanità: e precisamente que• sti fattori estranei e degeneranti del fon– do buono dell'essere umano sono costitui– ti dal sorgere della proprietà, dalla magi– stratura, dall'msalutismo e dall'arbitrio per cui l'uomo è còstretto a ri11negarsied a sottomettersi, a considerare il suo si– mile e sè stesso come un puro strumento 187

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