Volontà - anno XVII - n.3 - marzo 1964

Sindacati e padroni pRENDENDO lo spunto dall'ultimo sciopero generale dei dipendenti del– lo Stato. è possibile ricavare qualche in– teressante osse,·vazione, o. forse meglio. meditare su questa specie di • corsa :-i staffette>. Infatti, mentre da parte dei pa– droni è un continuo tentativo per distan• ziarsi dalle giuste pretese di chi effettiva– meute lavora; dall'altra. da parte dei la– voratori. è una corsa senza soste per ri– mm1ere sempre alle calcagna dei profitti padronali, cioè perchè il salario sia sem– pre proporzionale ai redditi dell'azienda. Sindacati e padroni sono due termi– ni e due concrete entità nella storia del lavoro che racchiudono un dilemma, che, come tale. non ha mai ai.iuto e non potrà mai avere una nia d'uscita, poichè l'o– stacolo principale e insormoritabile è radi– cato nelle stesse strutture della società. anclie se questa. nelle sue forme e nei suoi rw>porti economici. può sembrare molto più avanzata dalle condizioni e dal– le i;trutture che imperavano nelle epoche passate. Il lavoratore, entro una condizione psi– cologica ed economica ad un tempo, si trova nella necessità di sobbarcarsi ad u- 1ia duplice obbedienza, cioè verso i padro– ni e verso i sindacati; iin'«obbedienza ge– mella~. per come si è espresso qualche e– conomista de/l'occidente, che rappresen– terebbe la soluzione più approssimata del– l'eterno problema: vale a dire una certa comprensione da parte dei datori di la– voro, circa le giuste rivendicazioni di chi lavora, ed una p!lrticolare comprensione da parte dei lavoratori. circa le effettive necessità o difficoltà che talvolta posso– no incontrare le aziende. Però bisogna riflettere su di tm fatto importante: lo stesso destit1-0che ha avu- 136 to, e nel quale sempre più s'immerge, il movimento socialista, lo sta esperimenta11- do il sindacato in quanto strumento (che dovrebbe essere) di pura difesa econo– mica. In altri termini, il sindacato nella real– tà è divenuto un pottre «politico>, e, per esso, non è più possibile sottrarsi ad u,1 simile carattere. Un tempo, il lavoratore era «proprietà> contesa da due grandi principi d'autorità: dalla Chiesa e dallo Stato. Tale contesa è durata per qualche secolo. e, in parte e sotto altri aspetti, du– ra tuttora. Però si afferma che oggigior– no il sindacato. per quanti difetti possa avere, si dimostra pur sempre l'unico strumento valido per combattere l'intran– sige11zap!1dron!1le. Questo lo si può rico– noscere anche se non si ha alcun entusia– smr, verso tali istituzioni: ma il lavorato– re più avveduto comprende pure che dalla lotta «comandata> dal sindacato, anche quaJ1do l'esito è positivo, scaturisce sem– pre una vittoria relativa : la corsa e la rincorsa non hanno mai sosta e. tanto meno, un traguardo definitivo. Un vecchio adagio sindacale diceva che «ogni sciopero 110n è mai perduto>. E i! signific!1to e la sostanza di tale frase sta nel fatto che ogni sciopero, anche se fal– lisce. dimostra sempre una p!1rticolare li– bertà ed una decisione di lotta ad oltra,1- za, e quindi una continua tensione alla quale sono sottoposti i proprietari dei mezzi di produzione da parte dei lavorato– ri. Il vecchio adagio, in un certo senso ha, o almeno aveva, una particolare ra– gione. Sappiamo, ad esempio, che George Sorel ebbe una _fede incondizionata circa le forze che sarebbero sfate proprie e sem– pre più crescenti dello sciopero; anzi, eb– be addirittura una «mystique» dello scio-

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