Volontà - anno XVI- n.12 - dicembre 1963

massima di Adamo ~mith (2): « Fare del– l'umanità una sola famiglia ciascun mem– bro della quale concorra col suo lavoro all'incremento della prosperità comune"· Che cosa possiamo dedurre da queste premesse le quali in tal modo incomincia– no a farci inoltrare nel campo dei della– gli? Che, intanto, in una società ogni so– cio deve apportare la sua quota di capi– tale, quota che nel caso nostro è necessa– rio intendere sotto forma di attività lavo– rativa. Ora per certi aspetti e per lo meno in senso morale troviamo d'accordo in ciò anche la nostra Costituzione: « Ogni ciua– dino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della so– cietà ,._ Più categorica in proposito è però la dollrina del solidarismo per cui - sicco– me ogni atto individuale ha conseguen– ze sociali - il dovere morale del lavoro conterrebbe tulli gli estremi per essere tradotto in obbligo giuridico. Ricordando ancora la nostra Costituzio– ne la quale sancisce che: « L'Italia è una Repubblica democratica. fondata sul lavo– ro,. è il caso di aggiungere un'altra mas– sima di Adamo Smith: « La ricchezza col– le11i,,a è proporzion<1le al numero degli utili lavoratori occupati,. dove, essendo anche sottintesa la possibilità di inutili lavora10ri, è chiaro che questa negativa passibilità risulterebbe incompatibile an- che- con la Costituzione. La distinzione di utili e inutili lavora– tori (in base a cui è senz'altro possibi- (2) Si ha una certa rilu1tanza a citare fonti estranee alla nostra ideologia. Ma questo è un pregiudizio settario, in contrasto con l'ampio orizzonte che è proprio della ideologia mede– sima. La verità sia la benvenuta da qualunque bocca ,·enga. le dimostrat·e che, a causa dell'attuale amministrazione, ogni cittadino della so– cietà mondiale subisce perdite non infe– riori a centinala di migliaia di lire gior– naliere) ha dato luogo ad allre classi(i– cazioni: parassllismo totale o parziale, pa• rassitismo palese od occulto; distinzioni che però dipendono dal tipo di ordina– mento sociale che sì considera. Così, mentre nella società capitalistica una certa attività potrà essere pienamen– te giustificata, non altrettanto lo sarebbe in un ordinamento comunitario, organiz– zato nel senso che l'interesse del singolo coincida con quello della collettività, un ordinamento nel quale, cioè, la società risulti non a servizio di pochi privilegiati bensì a servizio tutti. Sarà bene a questo punto, per meglio verificare tali distinzioni, restringere la nostra indagine ad un tipo classico ed elementare di amministrazione comunita– ria, che è appunto l'azienda domestica, in cui naturalmente l'interesse del capofami– glia coincide con l'interesse degli ailri fa. miliari, condizione che infatti costituisce quell'equilibrio che invece manca nella società in generale. Come mai noi vediamo, ad esempio, che mentre per l'attività sanitaria una nor– male salute pubblica sarebbe un fallimen to, la stessa sanità nella famiglia in ge– nere. cd anche in una famiglia in cui per l'appunto un familiare sia medico, è in– vece motivo di godimento ossia costitui– sce un elemento fondamentale di norma- Iità o equilibrio domestico? Ed ugualmente: perchè le sofisticazioni alimentari, mentre accrescono la prosperi– tà di un mercante e della sua famiglia, rovinano la collettività? (E' pure vero pc• rò che la suddetta "prosperità• privata è piena di permanemi pericoli, e non di rado soggetta a disastri famliiari, a cau– sa di repressioni penali od altre rea.zio- 729

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