Volontà - anno XVI- n.12 - dicembre 1963

il libro è tutto impregnato di ... odore di sagrestia e d'unto del Signore. C'è all'inizio una specie di biografia del Pico che si dichiara seria; natural– mente il biografo non sa niente della sua incarcerazione in Francia, e molto poco delle noie che ebbe con la Chie– sa. Vi si parla poi, e si polemizza, con un certo Prof. Silingardi che, avendo Fatto una commemorazione del Pico a Modena poco tempo prima, si era per– messo « asserire che la Chiesa perse– guita la scienza e malmena la scien– za e i filosofi, cercando di conferma– re questa vieta accusa con molti no– mi». L'immaginate voi che razza di bu– git.= diceva?! Si prende poi a parte, e ci si scaglia contro « il cinico Voltaire e gli scettici e petulanti critici che ten– nero bordone al maestro infame » per– chè avevano osato affermare che chi, come il Tasso e il Pico, aveva veduto in punto di morte cieli aperti e vergi– ni santissime « di luce incoronate e cinte» era perchè si trovava in stato di delirio febbrile. E un certo Sig. Ma– lavasi conclude seriamente e senten– ziosamente: « Posto pure che la visio– ne del Pico e del Tasso, sia avvenuta in un accesso di febbre, non è men vero che la manifestazione fu tale per la loro religiosità: la loro visione, po– sta pure come « un prodotto morbo– so » resta sempre come prova inoppu– gnabile del loro profondo sentimento religioso». Avere capito? Andate voi a discutere! Ma il passaggio più fine, a cui nean– che Molière si avvicinò scrivendo il suo meraviglioso Tartufo, è quello che spiega come Pico, scrivendo come pia- 720 tonico, pensasse come cristiano, come più volte aveva dichiarato, e dissentis– se in più luoghi da San Tommaso. Dopo aver scritto 'che « le nebbie pe– ripatetiche, e le misteriose follie di Platone erano in quei tempi troppo in voga», ti recita in latino la cQnclu– sione condannata in cui il Pico soste– neva che «nè la croce cli Cristo, nè alcuna immagine è da adorarsi coll'a– dorazione del culto, neppure nel modo posto da San Tommaso ,. e poi con una leggera sgambetLatina e un passo di minuetto conclude: « ma la colpa va ascritta, ripetiamo, a quella sfarzo– sa rifioritura di platonismo, a quello spirito di rinascenza greca che aveva invaso la scuola medicea e diciamolo pure, non picciol parte di colpa va dala ai fervidi entusiasmi giovanili del Pico, e a quel po' di cupidità di gloria mondana, per cui restò anch'egli impi– gliato nella rete dello « spirito di no– vità ». Miei cari amici, quando si arriva qui, non c'è che da chiudere il libro e pen~ sarc che Sant'Ignazio di Loyola aveva fatto scuola!(*). J. MASCII (*) Bibliografia: I fatti più notevoli e le date di questo scritto sono stati tolti dall'opera: Pie de la Mirandole di L. Gaucicr Vigna! (edizione Grasset. Parigi, 1937) da cui sono stati anche tradotti alcuni brani riguardanti lo stato cultu– r;ilc dell'epoca. Ho poi consultato i seguenti volumi: Giovanni Pico della Mira.Ddola (Miran– dola - Tipografia Cagarelli, 1897); Notizie blo– grarlche degli scrittori dello Stato Estense del p;idre Pompilio Pozzetti, Mìrandolano (Reggio - Tipografia Torrcggiani e C., 1835); Savonarole di Marce] Brion (La Colombe, Paris 1948).

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