Volontà - anno XVI- n.12 - dicembre 1963

ruppe le uova nel paniere, fu la came– dcra la quale, ignara di tutto, rimasta per un momento col naso in aria nel vedere partire padrona e domestico, e– ra poi corsa tutta trafelaLa a casa t, raccontare l'accaduto al marito della fuggiasca. Questi, istantaneamente fe– ce suonare le campane a siorno, radu– nò 200 uomini a cavallo e inseguì i ra– pilori, che furono raggiunti verso Marciano. Qui si ebbe una battaglia in perfetta regola: Pico perdette di– ciotto uomini della sua scorta, perdet– te anche la dama ... rapita, e fu grave– mente ferito ed arrestato. Pa;--c che gli fosse stata risparmiata la vita so– lamente perchè si conosceva l'amici– zia che lo legava a Lorenzo il Magni– fico, del quale il mari lo della Marghe– rita rapita era cugino «alla lontana». Com'è facile immaginare, quesla av– ventura con le sue tragiche conseguen– ze, fece molto rumore, soprattutto per– chè Pico era ritenuto un giovane ... saggio! Attraverso l'intervento di Lorenzo a cui tutti - rapitori e... rapiti - si era– no indirizzati, la cosa non ebbe ulterio– ri stra~cichi. Il marito cercò di giusti– ficare il suo agire affermando il suo pieno diritto a vendicare il ratto su– bito dalla sua... fedele sposa che sta– va andando tranquillamente a « piglia– re recreazione al Duomo vecchio », ma Lorcn:~o già conosceva anche l'altra e più veritiera versione dell'accaduto, e cioè che: « come innamorata et cieca di sì bel corpo, volontariamente montò a cha\'allo ... )). Probalbilmente fece uno dei suoi so• liti sorrisini di malizioso conoscitore; fece rimettere in libertà il suo amico, e tulio finì lì. Intanto il Pico, invece di proseguire per Roma, si diresse a Perngia, dove 712 pensava di rimanere fino a quando non fosse completamente ristabilito e fino a quando il rumore dello scandalo non si fosse un po' affievolito. Restò in que sta città fino all'autunno, ma essendosi manifestati alcni casi di peste, partì nella vicina Fratta (oggi Umbertide), seguitando a lavorare alla compilazio– ne delle sue tesi che terminò verso il mese di novembre, e che da settecento che dovevano essere all'inizio, diventa– rono poi novecento. Arrivò a Roma verso la fine di no– vembre e cercò subito di farle stam– pare. Al momento di darle alle stam– pe, malgrado non si nascondesse tut– ti i rischi che correva mettendo a pro– va il suo talento in una forma così a– perta e vasta, !1011 dubitava certamen– te che era a tutt'altro ordine di rischi che stava andando incontro e certa– mente no7 pensava, nemmeno lontana– mente, a tutte le noie che gli avrebbe– ro procurato di fronte alla Chiesa im– perante. Verso la fine di novembre le tesi e– rano stampate: furono inviate in tutta Italia ed esposte nelle differenti Uni– versità e nelle Chiese, come allora era abitudine. Pico si proponeva di soste– nere questa disputa a Roma, « passa– ta l'Epifania», e - date le sue possi– bilità e la sua generosità - offriva di p:lgare le intere spese di viaggio a tut– ti quei filosofi e teologi che dalle più lontane contrade d'TtaLia, avessero creduto di recarsi a Roma per pren– dere parte alla disputa. Non credo sia qui il caso di metter– si a 1·icercare, sia pure superficialmen• te, il valore di queste tesi. Problemi dello spirito e di cultura assai difficili, problemi, oggi in gran parte, superati e che, nel loro insieme, gli umanisti e gli eruditi del XV secolo si propone-

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