Volontà - anno XVI- n.12 - dicembre 1963

dcrato, l'anarchismo ha perso tanta lnnuenza nel movimento operalo?» è som– mamente difficile perchè la questione investe non solo una altitudine momenta– nea o passeggera del movimento anarchico, ma anche quella riguardante la pos– ~ibililà per il movimento anarchico d'inserirsi nelle lotte sostenute dai lavorato– ri; pcrchè è un problema che investe la possibilità di svolgere un lavoro che può interessare larghe masse di poµolo sensibile ai problemi economici più che a quelli di carallere politico-sociali. Ora tutto è politicizzato - anche se sotto l'insegna sindacale dell'antipoli• tica -, tutto, anche l'azione economica dei sindacati si svolge su un piano così strettamente legato alla politica partitaria che l'azione degli anarchici tendente al campo più aperto, al sociale, si sente estremamente a disagio nei sindacati. Rifarci al passato non serve a grandi cose. Agli inizi, il movimento sindacale si trovava di fronte ad una situazione ben diversa dell'alluale. Allora era di aper– ta lotta, e l'azione degli org::rnismi sindacali doveva essere essenzialmente di rottura se voleva riuscire ad affermarsi. L'azione sindacale doveva svolgersi es– senzialmente su un piano d'azione diretta, ed erano ascoltate e seguite le sug– gestioni anarchiche. L'urto, i primi urti che le fo,~1:elavoratrici dovettero sostenere per arri– vare a rompere le vecchie tradizioni corporative, dovevano essere forti. Biso– gnava spezzare tutti i vecchi rapporti di lavoro e di produzione per arrivare al rinnovamento delle oramai superate concezioni della vita stessa, e quella dei rapporti economico-sociali in vigore. Bisognava uscire dai ristretti vicoli in cui erano racchiusi i rapporti fra lavoratori e datori di lavoro. E rompere biso– gnava, pcrchè dove mancava - o, anche solo difettava - l'attacco della classe lavoratrice, più violento era l'intervento delle forze dell'ordine. Non esistevano grandi µossibililà di discussione perchè i rapporti di forza fra i due contendenti erano tropµo diversi. Di qui l'esigenza sostenuta dagli anarchici dell'azione diretta, che era valutata e tenuta in considerazione in tutta la sua importanza. Erano i momenti in cui il «sindacalismo» era rappresentato come una potente leva che, facendo leva sullo sciopero generale, poteva arrivare a rovesciare il vecchio mondQ borghese. Con questa lotta, le condizioni ambientali, di lavoro, di produzione e in ge– nerale le condizioni sociali, vennero modificate in modo che anche lo stesso movimento sindacale doveva modificarsi. A mutate condizioni, a cambiata men– talità padronale, altra è diventata anche l'azione operaia, almeno nella gran parte dei paesi - non ancora forse in quelli sottosviluppati, dove metodi e men• talilà padronali sono rimasti legati alle vecchie µosizioni. Molte delle stesse parole usate continuatamente cd in modo demagogico han– no perduto il loro senso primitivo e nuovo t: anche l'atteggiamento dei rappre– sentant i sindacali di fronte ai problemi del lavoro e dei lavoratori, anche da parie di alcuni capitalisti, dei rappresentanti del giovane capitalismQ. Questi ul– timi hanno compreso che la loro forza e il loro progresso sono strettamente legati alle possibilità cd alle capacità produttive degli operai; quindi si sono preoccupati di attenuare i conlrasti sQCiali, di sedare le rivolte politiche, non 704

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