Volontà - anno XVI - n.11 - novembre 1963

la non esistenza. Tale problema, dalla mo– derna psicologia è stato veramente dichia. rato inesistente, lanto per i credenti quan• to per gli atei. Però codesta nullittl non impcctisce il concreto dominio di una classe religiosa; mentre all'ateo, il quale, a parità di prove nulle, dovrebbe trovarsi sullo stesso piano del teologo, tutt'al più viene concessa la semplice libertà di non credere, ma non di « vincere o d'impor– si • come «classe• di non credenti. Cosl è del concetto di Stato: possono anche non esistere prove •assolute• cir• ca la indispensabilità del potere statale, però possono darsi delle prove relative le quali, tuttavia, vi convinceranno che, sen• za un principio d'autorità, ogni consorzio civile finirebbe con l'andar in frantumi; e, come abbiamo detto, tali prove sono offerte proprio dal millenario « circolo vi• zioso • che caratterizza la prassi della storia. Spiegamoci meglio. Noi affermiamo, ad esempio, che lribunali, carceri e polizia non hanno, nel loro spirito e nelle loro intenzioni. un vero potere di redimere la società nei suoi aspetti più tristi e più disgraziati (non parliamo del cosiddt.:tto reato politico, il quale è sempre relativo alla •politica• che, in quel momento, domina): per quanto imparziali e meno crudeli possano divenire si.mili apparati, essi avranno sempre un carattere rcpres• sivo e mai di vera e propria redenzione. Sta bene, ci obiettano i difensori dello Stato: supponiamo pure che da domani il mondo si alzi dal letto senza più tro– vare nè carceri nè polizia ... Che cosa suc– cederebbe? Certo è ragionevole pensare che la mag• gior parie degli individui continuerebbe lo stesso nelle proprie onesle occupazioni e che non vi sarebbe per questo un sa• tanico e generalizzato abuso, uno scoppio 646 improvviso d'istinti sfocfanti in reati di ogni genere. Questo è vero - fanno ancora os,. servare i fautori del potere statale -. ma è altrettanto ragionevole pensare che una quota non indifferente di umanità approfitterebbe senz'altro dj una simile condizione. E allora? li problema, nella sua nuda e cruda realtà, è il seguente: la società, inclipendentemcnte da qualsia• si ideologia o religione, ha pieno diritto di difendersi dalla comune delinquenza? Ammettiamo pure che carceri e poli.zia non abbiano alcun valore etico, ma dove– le pure ammettere che le cose andrebbe– ro molto peggio se tali apparati non esi• stessero ... Di fronte a questa argomentazione an• che l'anarchico è costretto ad ammettere che la peua sarebbe peggiore del buco, appunto perchè è il « circolo vizioso,. che viene egregiamente a difendere lo Stato. Difatti la perfezione della società, o, me• glio, il mantenimento del livello che, be· ne o male, si è raggiunto, non sarebbe stato possibile ottenerlo senza una conti• nua difesa verso quelli che non intendo– no inserirsi nei se1tori operosi della so– cietà; e siccome i millenari principi che reggono la so-::ietà, le sue strutture e i suoi usuali mezzi di difesa, non hanno l'intrinseca capacità di redimere una vol– ta per sempre, ecco il serpente che divora la propria coda, convinto di vincere H male e di assimilare in se stesso la bontà della l'ila. Ecco quindi la • prova• indi• scutibile dell'eterna necessità di un prin• cipio d'autorilà, il quale, entro un simile stato di cose, sarà effe11ivamente ncces. sario, così come saranno sempre neces• saric le chiese finchè non verrà mutato l'orientamento della psiche umana. Ogni religione, per I'« inconscio collettivo•• è sempre un principio d'autorità; ed anche se si dichiara ateo, la psicologia delle

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