Volontà - anno XVI - n.11 - novembre 1963

•briganti,., avevano almeno il corag– gio di andare avanti agli altri e di rischiare, ad ogni istante la propria pellaccia. E come si sa, fra loro non scherzavano! Quanti trucidati, squar– tati e sepolti vivi non conta la lotta millenaria di questa gente, che, andan– do per predare e per assoggettare, non si vantava di andare a portare la... ci– viltà al vicino! Era almeno più franca e più sincera di tutti i « conquistato– ri» e di tutti i «colonizzatori» venuti più tardi! Fu verso il 1319, in una di queste lotte fra Francesco Pico di Bartolo– meo e Passerino Bonaccolsi per il do– minio di Modena. che quest'ultimo, un paio d'anni dopo, malgrado le pro– messe fatte, fece improvvisamente im– prigionare Francesco e i suoi due fi. gli, Prendiparte e Tommasina, e li fece rinchiudere tutt'e tre nella Rocca di Castcllaro, condannandoli a fare la stessa fine che trentatrè anni prima l'arcivescovo Ruggeri degli Ubaldini a– veva fatta fare al conte Ugolino Della Gherardesca e ai suoi quattro figli nella Città di Pisa (1). E la prova che non scher1,avano e che mai come allora l'« occhio per oc– chio, dente per dente» era messo in pratica, lo dimostra il fatto che, set– te anni dopo, essendo Passerino Bo– naccolsi rimasto ucciso a Mantova, i Pico riuscirono ad impadronirsi dei suoi figli e dei suoi nipoti e li rinchiu– sero, a loro volta, tutti nella stessa Rocca di Modena. Abbiamo accennato più sopra che non mancarono le lotte familiari. Ve ne fu infatti una abbastanza tragica in epoca posteriore, coll'assassinio di (1) Episodio illustrato da Dante nel Canto XXXIII della Divina Commedia. un nipote di Giovannj, di nome Fran– cesco, che fu ucciso a tradimento nel 1533 dal nipote Galeotto; ma quella che a noi più interessa qui è la lotta svoltasi fra i due fratelli maggiori di Giovanni, che, malgrado tutti i buoni uffici e tutto l'interessamento della ma– dre, non riuscirono mai a mettersi d'accordo sulla spartizione dell'eredità paterna. Già da due anni il padre era morto e nel 1469 sembrava che, dopo infinite controversie, un accordo fos– se stato concluso fra loro due (Giovan– ni a quest'epoca non aveva che sei an– ni), quando nell'anno seguente, Ga– leotto, che era il maggiore e di natu– ra violenta, accusò suo fratello di a– ver voluto attentargli alla vita, e, con questa scusa, lo fece rinchiudere in una torre dove rimase due anni. Na– turalmente tutti i familiari protestaro– no, ma Galeotto li mise a tacere e poi– chè la madre aveva insistito a prende– re le difese del fratello minore incar– cerato, la fece rinchiudere, per diverso tempo, in una camera del Castello. Si deve probabilmente a queste di– scordie intestine se la madre non vol– le che l'ultimo suo figlio seguisse la carriera delle armi, al quale aveva de– stinato la carriera ecclesiastica che, secondo lei, era « qualcosa » di meglio. Intanto Giovanni, aiutato dai suoi grandi doni naturali, imparava tutto con grande facilità e pare che, fra l'altro, possedesse una memoria di ferro. Naturalmente quando i soliti cortigiani ci vengono a raccontare che bastava che leggesse una poesia per poi ripeterla subito a memoria anche par– tendo dall'ultimo verso per arrivare al primo, non credo di errare dicen– do che trattavasi di una esagerazione e, purtroppo, non è nè il prmo, nè il solo caso che simili esagerazoni ci sia- 639

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