Volontà - anno XVI - n.6- giugno 1963

berlari, non abbiamo cerio la pretesa di essere sempre slati immuni dall'in– definibile morbo della stupidità uma– na. Sapere che esiste, e che vi è sem– pre il pericolo di esserne contagiati, è già una messa in guardia che può con– cedere qualche attenuante a chi ragi~ ne\•olmente, in un secondo tempo, rico– nosce di aver agito stupidamente. E' quando l'uomo s'intesla fermamente che la sua stupidi1à è stata addirittura la salvezza o la gloria della nazione e che inoltre s'indigna se il suo stupido operare non è staio abbondantemente decorato o compensato, che le cose assumono un aspelto grandemente ma– linconico, e che s'incomincia a dispe– rare delle facoltà raziocinanti dell'• a– nimale politico» ( 1). Siamo dunque convinti che l'intelli– genza non sia un fondamentale carat– tere di distinzione tra la specie uma– na e quelle animali. Se l'intelligenza viene interpretata come mezzo psico– fisiologico assolutamente indispensabi– le per difendersi e vincere nell'immen– so dominio della natura, è naturale che anche le specie animali Possiedono una loro particolare intelligenza. Poichè, in ultima analisi, è un concetto errato quello di distinguere l'istinto delle spe– cie animali dalla intelligenza della raz– za umana; anche per il ratto naturale che non esistono confini nclli, o co– munque assoluti, tra il meccanismo psichico degli animali e quello uma– no: se mai delle graduazioni più o me– no accentuate. L'inlelligcnza è indub– biamente un grande valore, ma, da so– la, non può salvare l'umanità, cioè non Cl) Uno studio interessante sull'argomento della •stupidità•, anche se non approfondito sono dfrersi :.spelli, lo si trova nella • Storta della stupidità umana•, di W, B. Pìtlr.in. Tra. duzione italiana nelle cdii.ioni Bompiani • Milano, 326 può impedire una totale autodistruzio– ne della razza umana. Forse è la sola facoltà di ~aper sor– ridere che differenzia in modo asso– luto l'essere umano dalla vera e pro– pria animalità. (Quante cose possono esprimere il sor– riso limpido e fiducioso di un fanciul– lo, quello indulgente di una donna o quello un po' amaro di un uomo che per qualche animo ha compreso l'es– senza dell'inlramontabile commedia umana ...). Difatti nessun animale è ca. pace cli sorridere. E quando gli uomi– ni avranno veramente imparato a ri– dere di sè stessi, allora potranno dire di aver raggiunto una sostanziale per– rezione umana. Ha più bisogno l'inlelli– genza d'imparare a sorridere, che il sor– riso di divenire intelligente; poichè il secondo, anche quando è sarcastico o velato d'ironia, 1al\'oha può esprimere più di una fredda intelligenza che non sia capace di bene orientarsi nei labi– rinti della vita. Che l'uomo sia « un animale politi· co • in un certo senso può considerar– si una mezza verità. La politica, però, se consul1iamo un qualsiasi dizionario, è considerata « l'arte o la scienza di governare gli Stati, di formare e conservare il domi– nio politico e di ordinare la vita ci\•i– le di un popolo nelle cose di comune interesse». Una tale defini.:ionc e prè– cisa solo formalmente; nella sostan– za, invece, è alquanto ambigua e sub– dola; ed è perfettamente inutile inter– rogare la storia dei popoli per averne la conferma. Per il pensiero marxista, però, la politica non è una prerogativa o un diritto dei soli uomini cli Stato, giacchè anche il popolo ha una sua legittima •politica•. Quando si discu-

RkJQdWJsaXNoZXIy