Volontà - anno XVI - n.3 - marzo 1963

smo è rimas10 in ques1a astrazione, non soltanto pcrchè oggi è strumento cli un nuovo capitalismo; esso è stato callurato nella società di classe per– chè fin dalle origini non aveva la forza di uscirne. Nel marxismo le categorie economi– che cancellano l'umanità e l'uomo esi– ste soltanto come espressione sociale, di classe. Ciò che dovrebbe essere la denuncia cli una rcal!à storica che si ,1uolc superare diviene in tal modo un dato permanente; e poichè Marx av– \'Crte la contraddizione di questo da10 permanente con la società senza classi ch'egli pronostica come sbocco fatale del capitalismo, pone l'uomo in questa lonlananza futura con il passaggio dal regno della necessità al regno della li– bertà. Come il messia dopo l'apocalisse, l'av,·cnto dell'uomo si avrà dopo la ri– ,·oluzione. Ma poichè il contenuto della coscienza rivoluzionaria è appunto il regno della libertà, l'avvento dell'uo– mo è sempre un fatto attuale e si ma– nifesta col manifestarsi di una tale coscienza. Le classi non sono una realtà per– manente e definitiva della società uma– na, ma una espressione storica e quin– di prowisoria cli un certo tipo di so– cietà e come tali obbediscono alle pro– prie leggi storiche. Questo determini– smo tanto bene illustrato dal pensiero marxista si esaurisce con la dinamica cli classe, perchè l'uomo-individuo è portatore di una realtà permanente che preesiste alla realtà transitoria delle classi in cui si trova immerso. Esso può accettarla cd accetta in tal caso la 176 sua alienazione, ma può rifiutarla e ri– trnva in tal caso la sua autenticità; formarsi una coscienza rivoluzionaria significa ricuperare la propria libertà originaria cd esistenziale. I proletari che trasformano il proprio inieresse di classe in lotta di liberazione umana, i ri\'Oluzionari che rompano idealmente con la società cli classe, non apparten– gono pili a questa società e alle sue leggi cli necessità economica, sono già uomini nuovi, preannuncio vivente cli una nuova società. La loro coscienza si è separata dalla realtà di classe e vi si contrappone costituendosi in antitesi: essi non appartengono alla realtà in cui vivono, ma la realtà appartiene ad essi come oggct to della loro coscienza e della loro volontà. li classismo come icoria di lolla de– gli oppressi contro gli oppressori non è quindi una trappola che ci inchioda in un sistema che vogliamo distrugge– re, ma lo strumento della nostra libe– razione. La società di classe nega l'unità del– l'uomo, l'uomo in rivolia la realizza in sè e ,,uol realizzarla nel mondo. La sto– ria umana è un travaglio tragico verso l'unh·ersalità dell'uomo che deve rea– lizzarsi nella società, segnando final– mente l'inizio della vera civiltà. E' in questa prospettiva che vengono a si– tl!arsi i conflitti sociali. Il classismo anarchico non è quindi negazione ma superamento del marxi– smo, è l'arma della rivoha umana con• tro l'anti-umanità degl~ ordinamenti co- Slituiti. ALBERTO MORONI

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