Volontà - anno XV- n.5 - maggio 1962

il diritto, lo Staio e la (>ro1>neta per mezzo del rifiuto d'obbedienza. ••• L'Ehazhacher, dopo avere esposto le « dottrine :o dei sette « anarchici », tenta di u abbracciarle> con un col– po d'occhio ricercando gli elementi comuni ad esse. Le ba,i su cui esse poggiano - scrive lo storiografo - non hanno nulla in comune, in quanto alcune ( le genetiche: Baku– nin e Kropotkin) riconoscono, come legge suprema d'ogni azione umana, la legge naturale, la quale non dice ciò che dovrà esser fatto, ma ciò che sarà realmente fatto; altre dottrine (le critiche, che si suddividono in: ideali,tiche - Proudhon e Tolstoi - ed in eudemo11i1tiche - Godwin per la sottospecie delle altrui1tiche - e Stirner e Tucker per la sottospecie tlellc egoistiche) considerano come legge suprema delJe nostre azioni una norma, cioè qualche cosa che ci dice cosa de,•e essere fatto. Le « dottrine» presentate, inoltre, non hanno n11lla in comune per quanto si riferisce al diritto, cioè al complesso di norme regolanti la condotta degli uomini. Infatti alcune di esse ( quelle di Godwin, Stirner e Tolstoi) negano il diritto anche per un prossimo avvenire e vengono chiamate anomi1tiche; le altre quat– tro restanti, invece, affermano (non in forma assoluta, nè senza restri– zioni) il diritto per il prossimo av. venire, e vengono chiamate nomi– atiche. Quanto allo Stato, cioè alla rela– zione giuridica in virtù della quale esiste una potenza sovrana in un territorio, le « dottrine » hanno qualche co,a i,i comune: negano cioè, per un avvenire più o meno lontano, lo Stato. Però se le delle « dottrine:.. ven– gono considerate da quanto esse 6p· pongono allo Stato, esse non hanno nulla in comune. r nfatti alcune ( quelle /ederali,tiche: Proudhon, Bakunin, Kropotkin e Tucker) pro– pongono una vita sociale basata sulla reluione giuridica ,•olontaria di uu contratto da adempiersi; le reslanti ( quelle 3pontaneistiche) propongono una vita sociale senza alcuna rela, 1.ione giuridica, ma subordinata alla stessa legge che ciascuna di queste dottrine ha enunciato: per Godwin la felicità di tutti, per Stirner la fe, licità di ciascuno, per Tolstoi l'amore. Rispetto alla proprietà, cioè alla relazione giuridica in ,·irti't della quale la persona dispone di una ccr• ta cosa, le « dottrine» no,t /ranno nulla in comune: alcune negano la proprietà in modo assoluto (le non• doministiche: Goclwin, Proudhon, Stirner, Tolstoi), altre l'affermano in vario modo ( domiflistiche indivi– dualiMiche: Tucker; doministiche collettivi,5ticlte: Bakunin; domini- 1tiche comunistiche: Kropotkin). Jn6ne, anche per <1uanto concerne la reali:.:a:ione di esse, il passaggio cioè dallo stato aUuale della socielà a quello sostenuto ed affermato, le dette dottrine non hanno alcunehè di comune. Esistono le dottrine ri– formistiche di Godwin e Proudhou, che concepiscono la loro realizza• zione senza ,·iolazione del diritto esi– stente, e quelle rivoluzionarie; le <inali si distinguono in renitenti ( Tncker e Tolstoi) perchè conce))i– scono Ja violazione del diritto esi• stcnte senza l'impiego della violen– za: ed io inmrre:.ionoli (Stirner, Dakunin, Kropo1kin) perchè conce• 293

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