Volontà - anno XV- n.4 - aprile 1962

( I • co11tin«11 dal 11. 3) Note da un soggiorno in Israele 23 Nella saletln del piccolo aeroporto aspettiamo venti mi11u1i oltre l'orario, perchè il pilota e la hostess i;tanuo facendo colazione, lì da,•auti a noi; ma ciò sembra non dar fasLiclio a nessuno dei 1nescnti, come ~e si trattasse di attc.udere dei familiari. Pii1 che di parLire per Eilath, duecentoottanta chilometri pili a sud, oltre il Negev, mi sembra di star salendo su una carrozza di prima classe, della Milano ord: In stessa aria di brava borghesia provinciale, lo stesso ambiente di educata scostante compostezza. Quando saliamo, il direttore d'una impresa edile che sta costruendo ad Eilath uu secondo grande albergo (la sola focci11che mi pare aperto a una conversuzionc) mi I.a accomondare nel posto migliore e mi presenta alla hostess: « Se vuole, io sono pronta II spiegarle tutto quello che si vede, ma lei è l'unico turista; gli altri sono gente che prende sempre questa corsa, ogni domenica mattina, lavorano l'intera settimana a Eila1h e ritornano a 'fel-Aviv il ve.nerclì pomeriggio». Quindi mi lascia, per iniziare il trattamento alimentare - oculatamente misurato - dei passeggeri: una caramella al decollo, un bicchiere di succo di 1>om1>elmo (a mc però due, perchè sono un estraneo) a metà deserto, un'altra cara– mella all'atterraggio; tutto quieto, preciso senza meraviglie e senza scosse. Appena atterriamo (sono le undici), ognWlo si disperde verso il luogo della propria occupazione; io resto un momento solo, preMo l'aereo abban– donato, a guardarmi intorno; il campo è aperto da tre lati (da uno c'è una pen•enza di 610 spinato), ccl ha J'aspelto si.iupatico e casalingo della piazza d'armi d'un paese piemonlcsc. Vedo un pezzetto di mare luccicare lrn gli alberi d'una nave e la grande mole d'un albergo moderno, che balza fuori, isolato come un pazzo, dalla piana costiera nuda e accaldala. Tra– verso duecento metri cli terreno brullo e accidentato, e arrivo sulla spiaggia: la sola persona presente, un giovane marinaio greco, mi racconta tutto della sua na,•e, che sia caricando fosrati per portarli in Giap1>onc. L'ope• razione è lenta, durerà qualche giorno, e lui non sa come passare il tempo in questo porto bruciato e solitario, per di più tanto caro: con quaranta sterline al mese ( 70.000 lire), la melà da mandare a casa, c'è poco da scialare. (Sino al 1956 Eila1h era inutilizzabile, poichè gli cgizianj, occupando un gruppo di isole site all'imbocco ciel goHo di Acaba, formavano con Ja forza qualsiasi nave dircltni, in quanto obbligala ad allraversore Jc loro RC<Jue1erritoriali; successivamente l'arcipelago, occJ1pato dai paracadutisti israeliani durante la campagna del Sinai, fu smilitarizzato, per modo che il transito nel golfo è divenuto )ibero e il porto ha cominciato a servire; 219

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