Volontà - anno XV- n.3 - marzo 1962

ina perché è consideralo sacro. Il diritto però non è una nozione reli– giosa, cioè non è qualcosa di sacro. La legge è ritenuta sacra, tan10 che chi In \!iola è un criminalf'; 11e il sacro f;C0mpare, il uimine scompa– re con esso. JI diritto è cosi poco !!!acro che non è di alcuna utilitì1 per il benes– sere individuale; il dirill,) è una pazzia della <1ualc ci ha gi-ntificato un fantnsma: gli uomini han crealo una creatura che poi li ha ridoni in ischin"itl1. Che l'indi\!iduo pre– tenda pure tutti i diritti del mondo, a m("non i1111>orta: se ne ha lu Jona, ne ha 1>11rc il dirillo. È solt~nlo da me che cleri"o ogni diritto cd ogni giustizia: io ho il diriuo di fare ciò dH' la mia forza mi consente. Ho il dirillo di abbnttere Zeus, Jého– "a, Dio 8e lo posso; se non lo posso, questi dei staranno riui d:w1111tia me, forti del loro diritto e della loro potenza. ln breve: il diritto rientra nel suo nulla se In forza lo ns.sorbc. Colui (•hc ha forza è al di sopra delle leggi. li diri110 egoista può t'Sflere formulato in questo modo: « io voglio, dunquc- è giuslo ». 11 bene indi"iduale esige che la legg<' principale dcll'indi"iduo non .sia il diritlo, l>f'nsi (!SS0slcsso: cia- scuno di noi è « unico Jl c- se si Ticonosce come tale è anche « Pro– prietario)). Oio e l'Umaniti, han poggialo la loro c:uasn sohanto su se stessi; pertanto, basando io lo mia su me stesso, come Dio, ~ono la negazione di tutto il restante, sono il lutto per mc, sono I' « l'nico ». La mia causa non è divina, nè urna. na, 11011 è In "era, la buona, la giu– sta, la libera, è•.• In mia; non è ge• nerale, ma unica <'Ome io sono uni– co. Nulla, p<"r 111<' 1 è al di .iò'Oprn ,di me. La mia liberti, diviene completa quando è In ,mia 1>otenza; è grazie a quest'ultima soltanto che cesso di ci-sere semplicemente libero per di– , enlare indi"iduo e possessore. Ciu– s,·uno deve poler dire: io sono per mc tutto, <' ciò f'he faccio lo faccio a caw,a mia. Se arri"crf'te a "edcr(• d1iarn111c11- 1<' che Dio, In legg(' et(•. non fanno (•lw nuocervi, cl1c vi sminuis<·ono (' vi f'0rrornpono, è certo che li allon– tanC'rcte da voi, come i cristiani un 1(•111poahba11ettcro le icom~ di A- 1>0110 e di Minerva e la morale pa– gana. La forza è una 1trande cosa, p<-r(•hè si va piì1 lontano « con uon mano piena di forzn che con un sneco pieno di diritto». « Colui clw h11la for.1.n è al diso1>ra dellè leggi>). Lo S1a10 non può esistere senza il diri110. « li rispello dello legg<' » è il cemento che mantirne tullo lo C'clifìcio dello Stato. Anclw lo Staio, f'0IIIC' il diritto, 11011 esiste perchè !"individuo lo considera utile 1>er il suo beues.<icre, ma pC'rchè lo f'rC'do f;ncro; ma lo Stato non è sacro. È con la rorza brutalr- ('he lo Srnto agisce; nelle sue mani la Cor.1.a F-i d1iama I( diritto it. nelle mani del. l'indi\•iduo si chiama in\'CC!! « de– litto ,1 • Lo S1ato non è utile al benessere individuale e per ciò io sono nemi– co dello Stato. Ogni Stato è dispo– tico e non lrn che uno i;copo: limi– tare, restringere assogg<'ltarc l'indi– \•iduo; mai si pro1>one di stimolt,r– nr- la libera attività. Esso censura e sorveglia: non posso fare ciò di cui sono capace, ma ciò che lo Staio mi 1><•rmettc di fare. 11 pauperismo è un corollario del mio non-valore, della mia impotenza a farmi \!a- 167

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