Volontà - anno XV- n.3 - marzo 1962

d'esser stato picchiato, a Gerusalemme, perchè un sabato era entrato iu una sinagoga, dimenticandosi cli nascondere sotto la camicia la croce d'oro <:he poruwa appesa al collo. Senza alcun successivo provvedimento da parte della polizia, la <juale in sostanza gli fece capire che lo colpa era stata sopratuuo sua. Ma torniamo al Mea Shearim. Olire i primi edifici, senza una finestra verso l'esterno del quartiere, tristi e duri, a mura liscie, simili a caserme adattate ad abitazioni, il <Juartiere si spezza in una serie di vicoli, souopassaggi, angiporti, corti e spiazzi, fre<1uentemente interrotli da cancelli che una volta, forse, ~i. chiu– devano ogni sera i un intrico, tuuavia, solcato da un paio cli strad~ priu– dpali, che posson servire da guida anche all'inesperto. Certi cortili ricorda– no a un milanese - come sporcizia, sovraffollamento, promiscuità - quelli di via Canonica intorno al '30; in alcuni punti s'è ormai cacciata la civiltà, con scatoloni in muratura contenenti Jatrine e docce allineate; e alla vecchia ortodossia divina s'è affiancata, nei punti di maggior trnffico, la speranza umanissima nella fortmm, con le povere edicole della Jotteria nazionale: qui come a Napoli, come nella mcdina di Casablanca, come nel suk di Nazi,reth, c'è troppa Cede, troppa miseria, troppa fiducia nel caso, legate insieme. Osservo le case: la varietà degli stili e delle dimensioni è grandissima, molte sono graziose, alcune sono una composizione di sopralzi, giustapposizioni e innesti, cosi levigata dagli aiuti, da esser diven– tata omogenea. Ogni cinquanta cento metri s'intravede, dalle finestre o dalle porte, un locale di preghiera (cioè una sinagoga, poichè gli. ebrei non hanno la mania crii:1tiaua cli non volere che il cielo sopra le loro chiese), una casa di studio, un seminai-io. La gente che passeggia lentaiueute, i bambini che giocano correndo, paiono immagini d'una umanità uscita da certi quadri del seicento centro. europeo; ban1bini di due-tre am1i, che saltellano tra i piedi dei passanti con la papalina in testa e i riccioli alle orecchie; ragazzi di dieci dodici, esili e di.uoccolati, dal viso aguzzo e spaurito, sembrano esser tenuti insie– me dalle pesanti palandrane nere in cui. sono avvolti; ragazzine della stessa età con calze cli lana lunghe, nell'agosto israeliano, della stessa foggia e s1>essore, probabilmcute, di quelle indossate dalle loro t.risno1me nei ghetti dell'Europa nord-orientale: similissime, per aspetto, alle nostre orfanelle. Donne col capo tosato, come prescrive, per le maritate, un nntico costmne dall'etìl irriconoscibile, dal yolto gia!Iastro; uomini con riccioli chi~ dalle orecchie scendono sino alln vita, per far mostra con tutti delln 1010 pietà; accanto ad altri forniti di due affnrini che appena appena spuntano da dietro le orecchie, in segno di modestia. Ma tuui - uomini e donne, adulti, bambini e rabbini (tanti fitti, quanto i preti a Roma) - sembrano immersi in una patina di sudicio e di unto, rattrapiti in una sorta cli fisico rachitismo secolare, come castrati fuori dalla vita e clalla luce; sì che il visitatore, rientrando nella Gerusalemme ebraica ma nuova, respira a lungo, di liberazione. (co111in11a) 161

RkJQdWJsaXNoZXIy