Volontà - anno XV- n.1 - gennaio 1962

(lauo. però, il metodo seguilo, la chiarifit·,1zionc ed esplicazione del pt·oeedimento osservato: quasi re– gole es.positive alle quali l'autore inte~c sottoporsi. Le pagine che se– guono sono declicate ai selle autori anarchici prest.:elti. Di essi sono ri– portati lunghi brani che, ripetiamo, riguardano pili spc(·ialmentc i car– dini dC'lla matnia trattata: dirhto, Stato, proprietà. William Godwin (1756-1836)' La 1eorica di Godwin è contf'nuta nell'opera An enquiry concernirtg 11olirirnl justice aml its influ.ence on gen('ral virtue <mcl happines (Lon– dra, Ii93). Godwin non definisce la ~na <( doLLrina )) come anarchi– ea, and1e se l'cspl'essione « anar– <·his1110 )) non suscita in lui alcnn ti– more, lanto è vero che acl essa co.n• trappone l'altra espressione (< clispo– li>lmO )>, ('Ome perpcluazione del. l'ignoranza, del vizio e della mi– seria. Per Godwin, la legge suprema del– J'11omo t' il benessere universale; il dovere è il moclo col qnale un uo– mo opera in favore del benessere di !tltli: la 1:dm,tizia C'Otnprendc tutti i doveri morali. Se la giustizia de– Vf' ctvere un !',,i~nifìca10, questo è: ('OntribuirC' il più possibile al be– nes~erf' di tulli. La virtù è il desi– dedo d'aumentare la felic-ità di tutti gli esseri ra~ionevoli, e pii:1 questo scntimen1o si ha quando il bene ' Di God" in, così come degli altri sci au– tori considerati dall'E., ~aranno riportati le citazioni più importanti, in libera tradu– zione. 12 fatto agli altri ci rencle pii1 felici de'I bene fallo a noi stessi. li diri110 è una istituzione i cui effetti sono molto dannosi. Se si comincia a legif:crare non si finisce più. Ogni azione umana è diversa, a1lo stesso modo che il grado di no– ,;umento o di utilità di e~sc. Se si presentano casi nuo,·i, Ja legge si mostra insufficiente e così bisogna continuare a fabbrieare leggi. L'jn. certezza delle leggi è la naturale consc~ueuza del loro stragrande nu– mero. La ragione è l'unica legisla– trice e le sne norme sono invaria– bili: nC'ssuna potenza nel mondo è tanto grande da essere autorizzata a promulgare come legge qualcosa che la giustizia eterna non abbia già promulgato. E' vero che siamo im– p<'ifetti, ignoranti e schiavi clelle apparenze, ma qualunque siano gli im·onveniPnti scaturenti dalla pas– sione degli uomini, l'emanazione di leggi srntichc non può rappresen– tar(' un rimedio per l'umanitiL Se ci si abitua a regolare i propri pas– si su quelli altrui, la ragione e l'in– telligenza resteranno infallibilmente addormentate. Bisogna, dunque, in– se!!narc a sentirsi sè-ste~-;i, a non accettare alcuna autorità, a com– prendere la portata cli questo prin– cipio ccl a rendersi conto dellf' pro– prie azioni. 11 principio che deve rimpiazzare il cliritto è il regno assoluto della Ragione. Si obbietta, però, che la sa/!~czza umana è limitata. D'accor– do! E se è vero che le sentenze e– messe dopo l'abolizione del diritto saranno identiche o quasi a quelle P.rcc~c~en1i, perchè basate sul pre– /!1t1d1z10 e sulla consnetndine, poco alla volta esse verrebbero modifica– tt", sia perchè aumenterebbe la com-

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