Volontà - anno XIV- n.11 - novembre 1961

co1oro che g1i domandavano un ap– poggio per un'opera pacifista, così rispondcn: « O voi vi rh•olgete ai governi, op- 1>urcvi indirizzate alla massa del po– polo, considerata come indipendente dagli Stati e dalle sue frontiere. Se vi rivolgete ai governi, per questo stesso fatto voi li riconoscete con tutte le ini<1uità, l'oppressione, i dis– sidi e le guerre che provengono dal– la -loro esistenza, e c1uindi, vi acca– nirete a costruire c1uel palazzo dcl– l'Aja che non sarà altro che una mao• n Torre di Babele. ... Essere pacifisti nel vero senso della ,,arola, significa far nascere la 1>acenel campo del lavoro ed in un solo modo: con la soppressione del paclronafo e con il possesso degli strumenti di lavoro da 1>arle dei ]a. ,•oratori. In questo caso, inutile get– tare le fondazioni del 1>alazzo lici– l'Aia ». 1 Dopo il palazzo della pace del– l'Aia, abbiamo avuto la Società del– le azioni a Ginevra e PONU 'a Washington, ma purtroppo niente è cambiato; ritroviamo sempre lo stes– so spirito che guida gli imposlori della pace armata. Mi fa 1>iacere rilevare ,,uesta ana– logia di due pensatori, uno dell'O. riente e l'ahro clelPOccidcnte sulle funzioni nefaste che hanno gli Sta– ti e i governi nell'azione per la pace. Voglio continuare il conlronto in questo campo tra la posizione dei libertari e quella dei pacifisti, acco– starle Ira di loro per scoprirne le analogie. 1 Re1me Europe n. 29, 15 mnggio 1925. Ci1ato dn Léon Dalzalgeue in un re50Conlo ~lichele Bakunin, fin dal 1870,. con una notevole intuizione, si era reso conio della parie degli Stati nel• la preµarazione delle guerre. Dopo di aver esposto i dati cssen• ~iali e moslrato il meccanismo che !!catena le guerre degli S1a1i, egli ri– le,·a gli interessi sordidi che sono al• la radice di <1ues1ilatti, che vorreb– bero passare per « una indignazione ,•irtuosa ». M. Bakunin non si lascia ingannare e afferma: • li diritto del• le genti, i trattati che regolano i rap– porti Ira gli Stati, mancano di ogni sanzione morale. In ogni epoca del– la storia sono l'espressione materiale dclPcquilibrio che risulta dal reci– proco antagonismo degli Stati. Fin– chè ci saranno degli Stati, uon ci sarà la pace. Ci saranuo delle tre• guc, più o meno lunghe, degli ar• mistizi conclusi alla fine di guerre ~fìbran1i dngli eterni belligeranti, gli Stati. Ma non appena uno Stato si sentirà abbastanza forte per rom• pere l'ec1uilibrio esistente in suo (a. vore, non mancherà mai di farlo. Tutta la storia è lì1 per dimostrar– lo ». 1 In un altro scritto, citato eia Ber• toni, nel Risveglio anarchico, Baku– nin afferma ancora più categorica• mente: « Chi dice S1a10, dice uno Stato,. e chi dice uno Stato afferma io quel modo l'esistenza di porecc/ri Stati, e chi dice parecclri Slati dice imme– diatamenle concorrenza, riva1i1à,. guerra senza tregua e senza fine. t nella natura dello Stato di spezzare– la solidarietà umana e di negare in <1uestomodo l'umanità, Lo Stato non del lc.rzo ,·olume della • Corris1,011denu • (li I BAKUNIN, Opere, 18i0. Volume H.,. E. Rét:lu,. 1>•g.64. 639>

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