Volontà - anno XIV- n.6 - giugno 1961

c:hiamava la coslanle in1ellet1uale). E, dappertutto, nei sobborghi di Tokio, o di Shangai, come nelle 1ranquille pianure della Boezia, nell'igloo del Lappone, o sotto In ca1>annn iaitiana come nella Campi. ne, una realtà, la stessa reahi,, ten• de a nascere e a manifestarsi do– vunque con premesse commoventi: dovunque l'uomo è in cammino ver– ~ l'uomo; è iu questo che lulli gH uomini sono fratelli. Ecco perchè tulli devono fare « équi1,e », per– chè ogni individuo detiene unn par– ticella di <1uell'umauitl1 alla quale tutti tendono e che gli uomini non potranno rnggiuugere se non in– sieme. Uomo fra gli uomini. Fra uomini c:he non sono tanto diversi quanto complementari. L'esuberanza dello italiano, che parla con le mani, tro– va il suo complemente nel sorriso discreto e nell'humour britannico. Perchè l'uno dovrebbe dispreu:are l'altro? La turbolenza sguaiata di Walt Whitmnnn il quale, nei suoi ,•ersi, esalta In prostituta e descri,,e la coppia in amore, ma che si iden– tifica sì intimamente con i grnmli uomini del passato, con gli uo'mini di tutti i continenti, con il ferito che visita negli ospedali, Walt Whit. manu che presentava il suo libro al mondo, senza modestia: Non chiudcle le vostre porte, orgogli0te bi– bliote<:he. / Ciò che nmnca,•a sui vrutri 1eaf• fali ben forniti. ma di cui c'è gra11 hisog110, / lo lo 1>0rto. / Al finir della guerra ho scrillo un libro, / Un libro isolato senu legame con gli 11ltri, per niente sen1ito con l'i11tcl– le1to, / !\la a ciascuna paginfl trasalirete ('ICr rose. che non si son mai dette, Ques10 libro di cui diceva ancora: · Amici, 11uestonon è un libro. / Chi tocc:1 quC!to, tocca un 1101110, Whitmann che ha cnnlato In terra e il mare, gli uomini, tutti gli uo– mini, cli tutte le razr.e; e tutti i modi di \'itn: Ammirabile è la ,,ita; la lu«: ammirabili il man: e gli ~lri. / Ammirabile è la terra. e il tempo e lo spazio. / E ammirabili le loro leggi multiformi. enimmaticl1e ... / Ma ben 1>iÌ1 ammirabile la mia anima invisibilo che abbraccia, arricchi11Ce tulle quesle cose, / Illumina la luce, il ciclo e le atelle, scava la tcrr11, ,·oga sul more / lnfinalamc11te pii1 11111ltiforn1c, pii1 i11dislr111tihilc. Questo poeta turbolento, auteuti• co americano del 1848 1 non richia– ma Corse il suo compleme11to, e lo trO\'a nell'altra parte del Pacifico, uella ceriinoniosa cortesia dei giap– ponesi? Pensate alla cerimonia giap1>onese del thè, nella piecoln casa di dieci piedi quadrati, a cui si accede per un viale nella penom– bra di alberi sempre \'Crdi, passan– do accanto a lanterne di granito co1,erte di muschio; la piccola casa in cui si entra in silenzio, da una porta nou piìi alta di ire piedi; dove si saluta il tokonoma, il cui racco– glimento non è turbato da alcun ni. more, salvo la musica dell'ac<1ua che bolle nella teiera di ferro. La casa da thé in eui si riunisce per dedi• ('arsi nel silenzio al culto della bel. lezza. In termini piìi generali, l'occiden– te che, per capire, nega il mistero dell'essere, o almeno se ne allonta– na, e che è pervenuto a un così stu– pefacente dominio delle fort:e nn- 363

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